30 settembre 2013

Perché il mondo esiste?

Idee per prossimi libri, poi non dite che non sono generoso.

Ammettete che ve la sarete fatta, prima o poi, questa domanda. Un paio di estati fa ho letto un libro che prova, se non a rispondere, almeno a rifletterci, e che mi è piaciuto molto. Nel frattempo sono successe un po' di cose. Il libro è finito nella classifica del New York Times dei migliori libri del 2012, è piaciuto anche a Bruce Springsteen, ma soprattutto è stato tradotto in italiano. Se non lo avete ancora letto, vedete un po'.

25 settembre 2013

Nello spazio nessuno può sentirti twittare

L'ennesimo social network da aggiungere a una lista già sovraffollata, ma questo ha qualche ambizione in più: Lone Signal invia le vostre perle di saggezza verso il sistema stellare Gliese 526, dove arriveranno fra 17,6 anni. Resta qualche dubbio sul senso e l'efficacia dell'impresa, ma in fondo non è tanto peggio del messaggio di Arecibo.

23 settembre 2013

Dimenticare Marte?

La mia risposta a chi mi chiede quando vedremo esseri umani camminare sul suolo marziano è sempre stata "non molto presto", un eufemismo per dire "scordatevelo". Sono pronto a scommettere che non avverrà nei prossimi cinquant'anni, ma non sarei sorpreso se non avvenisse neppure in un secolo (a quel punto però dubito di essere lì a dirvi "ve l'avevo detto"). La ragione non sta solo nelle difficoltà tecniche ed economiche, che pure sono formidabili, ma nel fatto che passare molti mesi in viaggio, e poi altri sulla superficie del pianeta, esporrebbe gli astronauti a dosi letali di radiazioni, a meno di non schermarli per bene, cosa che al momento non sapremmo come fare in modo realistico. (Guardacaso, due mesi fa ho scelto proprio questo argomento per inaugurare la rubrica su Wired.)

È la scomoda verità, e ora la NASA lo dice a chiare lettere:
An American expedition to Mars is the Holy Grail of U.S. human spaceflight, but more than a half-century after the dawn of the Space Age, the reality is this: NASA is "no-go," at least for now.

To send an expedition to Mars today, NASA would have to knowingly expose astronauts to cancerous, or even lethal, levels of space radiation. It's an ethical quandary for those involved in NASA's renewed push toward deep-space exploration. 
Se ci mettiamo che le sonde automatiche fanno molto bene il loro mestiere, e che in qualche decennio i robot potrebbero essersi evoluti al punto da sostituire quasi perfettamente un equipaggio umano, non sarei sorpreso se il primo piede a calpestare la terra rossa fosse quello di un Armstrong sintetico.

21 settembre 2013

Se gli episodi originali di Star Trek avessero avuto un poster

Probabilmente sarebbe stato come quelli che andavano di moda all'epoca, ovvero più o meno così:


Questo è uno dei miei preferiti. Molti altri si trovano sul blog dell'autore, e la serie completa in questo libro.

(Via FC)

19 settembre 2013

La minaccia (fantasma) dello scientismo

Ho un problema con la parola “scientismo”. Non capisco bene cosa significhi, ma ho da tempo il sospetto che abbia molto in comune con la parola “buonismo”: siccome pare brutto attaccare direttamente la scienza (o la bontà), ci si inventa un bersaglio di comodo da colpire più facilmente. (Poi ci sono anche quelli che randellano scienza e bontà senza problemi, ma questo è un altro discorso.) 
(Continua a leggere sul Post...)

18 settembre 2013

Scienza e sitcom

Qualche giorno fa, il New York Times ha intervistato Eric Kaplan, uno degli autori di The Big Bang Theory, sull'interscambio tra scienza e finzione nella serie televisiva:
Listen, it’s a story, not a thesis about how everyone is. It’s a collection of specific characters. All scientists are not Sheldon Cooper, who finds it difficult to hug someone or go out to lunch and divide a check. But many people whose cognitive ability outstrips their emotional sense can see some aspect of Sheldon in themselves.
Kaplan ha un passato a Harvard e Berkeley, ed è uno di quelli che negli ultimi anni hanno fatto il salto dal mondo dei nerd alla scrittura creativa (un altro che viene in mente è David X. Cohen, uno dei creatori di Futurama).

Stamattina abbiamo ripreso il discorso su The Big Bang Theory e sul successo dei secchioni a RadioTreScienza. Il podcast della puntata è qui.

16 settembre 2013

Feynman, o dell'imparare a insegnare



Se siete il tipo di persona che legge questo blog, è improbabile che non lo sappiate già (anche perché l'ho scritto qualche giorno fa su Twitter), ma lo ripeto: il Caltech ha messo online le leggendarie lezioni di fisica di Feynman. Per ora solo il primo volume, col tempo arriveranno gli altri due.

Meno nota, forse, è la storia di come sono nate le lezioni, all'inizio degli anni '60. Io l'ho letta nella straordinaria biografia a fumetti da cui è tratta l'immagine qui sopra, la scena finale che dissipa i dubbi di Feynman di aver buttato due anni della sua carriera scientifica (un timore, questo, molto diffuso in ambito accademico, soprattutto tra chi non sa insegnare). Il compito di revisionare il corso di fisica che il Caltech offriva alle matricole, rimasto lo stesso per i trent'anni precedenti, era nelle mani di Matt Sands e Bob Leighton. Feynman inizialmente si limitò a dare qualche consiglio, ma a un certo punto Sands gli chiese se se la sentisse di essere lui a tenere il corso.

Feynman dapprima rifiutò, ma Sands continuò a insistere. La cosa andò avanti per un po', fino a quando Feynman chiese se c'era mai stato un grande fisico che avesse insegnato alle matricole. Credo di no, disse Sands. Ok, lo faccio, disse Feynman.

Chiunque abbia letto le lezioni avrà apprezzato il tono colloquiale e la loro estrema leggibilità e comprensibilità. (Quando ero studente, la cosa le faceva guardare con un certo sussiego dagli amanti della scuola sovietica.) Questo risultato non è il frutto dell'improvvisazione. Feynman racconta come lui, Leighton e Sands abbiano passato sei mesi interi, lavorando dalle otto alle sedici ore al giorno, solo per pianificare le lezioni.
Ogni lezione era pensata come una specie di produzione teatrale, con una introduzione, uno sviluppo drammatico e un atto finale. La prima ci fu il 26 settembre 1961.
Era un modo di insegnare completamente nuovo, che sorprese gli studenti. Il libro che ne uscì fuori era, di fatto, una sbobinatura delle cose dette in classe. A questo proposito, c'è un dettaglio in puro stile Feynman:
Il Caltech aveva assunto una segretaria per dare una mano a fare il libro. Non l'avevo mai vista prima - il Caltech era per soli uomini, all'epoca. Essendo un debole, quando era nel pubblico io tenevo l'intera lezione solo per lei, in un certo senso, cercando di rendere le cose più chiare che potevo. 
Resta la curiosità di sapere quale degli show, pardon, delle lezioni, vedesse la presenza della ragazza in aula (c'è il sospetto che quelli possano essere stati i più ispirati). Scherzi a parte, Feynman era uno straordinario affabulatore (con delle debolezze), ma non un cialtrone, e per tenere questo corso sgobbò due anni pieni, durante i quali non fece nient'altro. Perché insegnare è una cosa molto importante, e bisogna imparare come si fa. E se lo si fa bene, non è tempo sprecato.

13 settembre 2013

Nello spazio interstellare

Credit: NASA/JPL-Caltech

Da Pasadena fanno sapere che il Voyager 1 è ufficialmente il primo oggetto costruito dall'uomo a viaggiare tra le stelle:
"Now that we have new, key data, we believe this is mankind's historic leap into interstellar space," said Ed Stone, Voyager project scientist based at the California Institute of Technology, Pasadena. "The Voyager team needed time to analyze those observations and make sense of them. But we can now answer the question we've all been asking -- 'Are we there yet?' Yes, we are."
La sonda attualmente si trova a circa 19 miliardi di chilometri da dove è stata costruita. Se la Terra fosse un puntino di un millimetro, il Voyager sarebbe lontano un chilometro e mezzo. I suoi segnali, viaggiando alla velocità della luce, ci mettono 17 ore a raggiungerci. Ma per arrivare laggiù il Voyager ci ha messo 36 anni.

Naturalmente, dire che il Voyager è un viaggiatore interstellare è una romantica esagerazione. Di questo passo, ci metterebbe circa 70 000 anni per arrivare alla stella più vicina. Più o meno il lasso di tempo che ci separa dal "grande balzo in avanti" compiuto dalla specie Homo Sapiens nel Paleolitico Superiore. Abbiamo iniziato da lì, disegnando sulle pareti delle caverne, e siamo finiti a mandare sonde nello spazio. Chissà dove saremo, tra 70 000 anni.

12 settembre 2013

Quando H. G. Wells stroncò Metropolis



Il 17 aprile del 1927, il New York Times pubblicò una recensione di Metropolis, appena uscito nelle sale. La recensione era firmata da H. G. Wells, a cui il film non era piaciuto particolarmente, diciamo:
I have recently seen the silliest film. I do not believe it would be possible to make one sillier. And as this film sets out to display the way the world is going, I think [my book] The Way the World is Going may very well concern itself with this film. It is called Metropolis, it comes from the great Ufa studios in Germany, and the public is given to understand that it has been produced at enormous cost. It gives in one eddying concentration almost every possible foolishness, cliché, platitude, and muddlement about mechanical progress and progress in general served up with a sauce of sentimentality that is all its own.
Sembra difficile che possa peggiorare nel seguito, invece peggiora. Merita la lettura integrale.

Devo ammettere di essere con Wells. Metropolis è un film straordinario dal punto di vista visivo, ma irrimediabilmente melenso nei contenuti. Lo stesso Fritz Lang lo rinnegò, più tardi. E meno male che non vide mai la versione colorata, musicata da Giorgio Moroder negli anni '80.

(L'immagine di sopra è tratta da un articolo del 1927 apparso su Science and Invention che illustra le tecniche di realizzazione degli effetti speciali. Paleofuture ha altre scansioni e maggiori dettagli.)

10 settembre 2013

Gravity



Qui c'è grande attesa per Gravity, una specie di Open Water ambientato nello spazio. I video circolati finora sono fenomenali, e chi lo ha già visto (c'è stata un'anteprima a Venezia) ne parla come di un capolavoro assoluto. (Dare un'occhiata alle recensioni su Rotten Tomatoes: al momento, positive al 100%.)

Unica voce contraria, per ora, quella di un tecnico delle missioni Shuttle:
I usually try not to nitpick space movies, because they are entertainment, not documentaries, but when folks start heaping praise on a movie as the best space movie or most realistic, I feel the need to chime in.

In the first trailer for Gravity, the relative motion appears wrong based on my experience of flying the shuttle in Mission Control for 11 years. I worked here at the Johnson Space Center as a Guidance, Navigation and Control Officer (making sure the shuttle knew where it was, where it was going and how it was going to get there) as well as the Mission Ops liaison to the Orbiter Project (making sure the guys who were responsible for the shuttle hardware knew what the operations team was doing).
Lo ammetto: la spiegazione completa è troppo nerd persino per me.

9 settembre 2013

Un'eclissi di Sole su un altro pianeta

Il 20 agosto, Curiosity ha ripreso un'eclissi di Sole dovuta a una delle due lune di Marte, Phobos.

5 settembre 2013

A lezione di fisica da Dirac

Qualcuno ha ritrovato in garage delle videocassette con quattro lezioni di fisica registrate nel 1975. La cosa bella è che le lezioni sono tenute da Paul Dirac. La cosa ancora più bella è che le ha caricate su YouTube.



La playlist completa è a questo link.

4 settembre 2013

Riscrivere l'equazione di Drake

Sara Seager ha modificato la famosa equazione di Drake: invece di stimare il numero di possibili civiltà tecnologiche nella nostra galassia, ha provato a calcolare il numero di pianeti con forme di vita di qualsiasi tipo, in grado di lasciare una traccia rivelabile (sotto forma di gas solitamente associati ad attività biologica):
I wanted to explain that we have a new search in progress. We'll use TESS [the Transiting Exoplanet Survey Satellite] to find rocky planets transiting small stars. Then we'll use the James Webb Space Telescope to observe the atmospheres of those planets, during transits or secondary eclipses. The punchline here is that if we're really lucky and everything works in our favor, we will be able to infer signs of life on those planets. We have a shot—I'd call it a remote shot—of finding life within the next decade.

2 settembre 2013

Il multiverso nella storia

Molti pensano che l'idea del multiverso sia una cosa recente, ma la storia (come al solito) è più lunga:
Surprisingly, however, the idea of parallel universes is far older than any of these references, cropping up in philosophy and literature since ancient times. Even the word ‘multiverse’ has vintage. In a journal paper dating from 1895, William James referred to a ‘multiverse of experience’, while in his English Roses collection of 1899, the poet Frederick Orde Ward gave the term a spiritual cast: ‘Within, without, nowhere and everywhere;/Now bedrock of the mighty Multiverse...’