Il 17 aprile del 1927, il New York Times pubblicò una recensione di Metropolis, appena uscito nelle sale. La recensione era firmata da H. G. Wells, a cui il film non era piaciuto particolarmente, diciamo:
I have recently seen the silliest film. I do not believe it would be possible to make one sillier. And as this film sets out to display the way the world is going, I think [my book] The Way the World is Going may very well concern itself with this film. It is called Metropolis, it comes from the great Ufa studios in Germany, and the public is given to understand that it has been produced at enormous cost. It gives in one eddying concentration almost every possible foolishness, cliché, platitude, and muddlement about mechanical progress and progress in general served up with a sauce of sentimentality that is all its own.Sembra difficile che possa peggiorare nel seguito, invece peggiora. Merita la lettura integrale.
Devo ammettere di essere con Wells. Metropolis è un film straordinario dal punto di vista visivo, ma irrimediabilmente melenso nei contenuti. Lo stesso Fritz Lang lo rinnegò, più tardi. E meno male che non vide mai la versione colorata, musicata da Giorgio Moroder negli anni '80.
(L'immagine di sopra è tratta da un articolo del 1927 apparso su Science and Invention che illustra le tecniche di realizzazione degli effetti speciali. Paleofuture ha altre scansioni e maggiori dettagli.)