30 luglio 2010

Carnevale della Fisica

Il numero 9: "Meraviglia, rigore e stravaganza". Di là, da Rangle.

29 luglio 2010

Alla faccia della faccia


Non che ce ne fosse bisogno, visto che ogni eventuale dubbio era stato dissipato definitivamente nel 1998, quando il Mars Global Surveyor aveva fotografato per bene la zona. Ma insomma: quella qui sopra è una foto ad alta risoluzione della collina che, nel 1976, dopo il primo sorvolo da parte del Viking, qualche commentatore sovreccitato aveva scambiato per una faccia scolpita sul suolo marziano, dando la stura alle solite esilaranti ipotesi di complotto. Saper cogliere al volo regolarità e strutture in ciò che osservano gli occhi è uno dei punti di forza della mente umana. Però, ogni tanto, questa abilità ci porta fuori strada. (Qui, altre immagini e dettagli.)

26 luglio 2010

Indicazioni di voto

Gli anni scorsi, quando si aprivano le candidature per i Macchianera Blog Awards, mi ponevo un po' oziosamente il problema: se qualcuno volesse votare Keplero, in che categoria dovrebbe segnalarlo? (No, la categoria "Miglior Blog scientifico" non c'è, altrimenti sarebbe facile.)

Quest'anno, mi sono deciso. Andando per esclusione, se qualcuno morisse dalla voglia di segnalare questo blog, la categoria è "Miglior Blog tecnico-divulgativo". 

(Per esprimere le candidature andate qui, e leggete bene le istruzioni.)

23 luglio 2010

La cosa importante

"La cosa importante è essere in grado di fare previsioni riguardo le immagini sulle lastre fotografiche degli astronomi, le frequenze delle linee spettrali, e così via, e semplicemente non importa se attribuiamo queste previsioni agli effetti fisici dei campi gravitazionali sul moto dei pianeti e dei fotoni o alla curvatura dello spazio-tempo."
— Steven Weinberg, Gravitation and cosmology, pag. 147 [Traduzione mia]

22 luglio 2010

Newton sta benissimo, grazie

Onestamente, sulle prime ho trovato sorprendente l'improvviso interesse della stampa (e di quella italiana, a maggior ragione) per l'interpretazione della gravità proposta da Erik Verlinde. Intanto, perché si tratta di roba non nuovissima (c'era un articolo su ArXiv a gennaio scorso) e poi perché l'argomento è estremamente tecnico. In poche parole, Verlinde propone che la gravità non venga trattata come qualcosa di fondamentale, ma reinterpretata come se fosse un sottoprodotto di altri fenomeni. Visto che una delle principali difficoltà della fisica moderna è quella di incorporare l'interazione gravitazionale nel formalismo quantistico che descrive bene i fenomeni microscopici, rinunciare a considerare la gravità un'interazione fondamentale potrebbe essere l'uovo di Colombo.

Il tutto è formulato in modo piuttosto vago, e lo stesso Verlinde avverte che si tratta semplicemente di idee che potrebbero servire da guida per ulteriori studi. Nella semplificazione giornalistica, la cosa invece diventa immediatamente "la gravità non esiste",  "Newton aveva torto", e così via. E in effetti, come ho capito subito dopo, è proprio questo il motivo per cui la storia è finita sui giornali. Perché, nel passaggio da ipotesi di lavoro speculativa per addetti ai lavori a pezzo per il grande pubblico, l'idea di Verlinde si presta perfettamente all'abuso di tutti quei luoghi comuni che fanno parte, purtroppo, della distorta percezione pubblica del lavoro dello scienziato geniale (incompreso rivoluzionario che combatte una solitaria battaglia contro l'establishment). Rendendo un pezzo del genere un ottimo candidato per un punteggio a tre cifre nel crackpot index.

20 luglio 2010

Eclissi

Io, purtroppo, un'eclissi totale di sole non l'ho mai vista. Ma mi è bastata quella parziale di qualche anno fa (la strana e improvvisa attenuazione della luce, completamente diversa da quella causata dal passaggio di una nuvola; la temperatura che cala in modo appena percepibile; gli animali vagamente inquieti) per capire che, quando non si sapeva cosa fosse, una roba del genere doveva fare molta, molta paura.


(Via kottke.)

14 luglio 2010

Una specie di annuncio

Lo so, sto trascurando un po' il blog ultimamente. Ma ci sono vari motivi, oltre al caldo. Uno dei quali è che sto correggendo le bozze per un libro che esce a settembre. Poi ne riparleremo meglio, ma intanto ve lo anticipo, così durante le vacanze non spendete tutto in ghiaccioli, giri sul pedalò e partite a biliardino (lo so, ho un'idea anni Settanta delle vacanze) e vi lasciate da parte qualche euro per la libreria. Col fresco, potreste aver voglia di leggere altre vite di astronomi.

6 luglio 2010

Il primo cielo di Planck

Se non ho ancora scritto nulla a proposito della nuova mappa del cielo nelle microonde fatta da Planck (e apparsa un po' ovunque tra ieri e oggi) è stato un po' per mancanza di tempo, mancanza dovuta tra l'altro proprio all'incombere di uno dei (molti) meeting della collaborazione. Ma anche perché — come succede quando si è troppo vicini a qualcosa — di quell'immagine vedo soprattutto i limiti. Sono troppo consapevole di quanto lavoro ci sia ancora da fare prima che Planck tiri fuori tutto il suo potenziale, e di quanto quel potenziale sia molto superiore a una pur bellissima immagine. (E poi ho paura di ripetermi, visto che qui di Planck ho parlato molte altre volte, e sicuramente parlerò ancora in futuro).

Comunque, eccola qua (cliccate per ingradirla).


Le grandi novità sono due. Intanto, per la prima volta abbiamo un'osservazione dell'intera volta celeste (che sarebbe una sfera, ma diventa un ovale quando la proiettiamo su un piano, esattamente come nei planisferi terrestri). Poi, dietro la striscia bluastra che occupa gran parte dell'immagine (dovuta all'emissione della nostra galassia, la Via Lattea, o meglio della polvere e del gas che si trovano nel disco) cominciamo a intravedere una componente rossiccia (i colori, naturalmente, sono completamente arbitrari). È la radiazione cosmica di fondo, il residuo del big bang che pervade tutto l'universo; un segnale che ci arriva da un'epoca distante quasi 14 miliardi di anni. Quella è la parte della mappa che per un cosmologo contiene le informazioni più importanti. Una delle sfide nell'analisi di questi dati è proprio  estrarre questa componente dal resto dell'immagine (fortunatamente, ci sono canali dello strumento molto meno contaminati dal segnale galattico rispetto a quello che vediamo qui).

Se questa immagine preliminare ha avuto le prime pagine dei quotidiani, figuratevi cosa succederà quando verranno annunciati i risultati completi.

(Immagine © ESA, HFI and LFI consortia)

2 luglio 2010

Il senso di Hollywood per la scienza

Se c'è mai stata un'epoca d'oro per il cinema di fantascienza, è stata quella tra la fine della seconda guerra mondiale e lo sbarco sulla Luna. Era roba per lo più ingenua, coi fondali di cartone, ma ha avuto un'influenza duratura sul modo in cui la gente — forse ancora oggi — immagina la scienza e gli scienziati. David Gargani, che ha fatto un documentario sul rapporto tra il cinema fantascientifico di quel periodo e gli scienziati, pensa che l'influenza di quelle storie e di quei personaggi sia stata per lo più positiva: esorcizzò le paure della guerra fredda e dell'era atomica e convinse molti giovani a studiare materie scientifiche. Sicuramente da queste parti non riusciremo a vederlo: peccato, perché il trailer mi aveva fatto venire voglia.