Io non voglio guastare a nessuno la sorpresa, quindi chi vuole dovrà andarsi a leggere le interviste originali: comunque è interessante notare come Lost e il nuovo Star Trek, nonostante siano in parte prodotti dalla stessa squadra di autori, abbiano due approcci diversi all'uso dei viaggi nel tempo come espediente narrativo e alla soluzione dei possibili paradossi che ne derivano. In soldoni: in Star Trek, lo schema è quello degli universi paralleli alla Everett: se si cambia qualcosa nel passato si crea una diversa linea temporale, coesistente con la precedente. In Lost, invece, il tempo è un blocco unico: qualunque cosa si faccia, non si può cambiare il corso degli eventi. Una soluzione dei paradossi simile a quella proposta da Igor Novikov.
Il che dimostra ancora una volta come mai il viaggio nel tempo sia così amato dagli autori di fantascienza: è una macchina per fabbricare storie che ha una flessibilità quasi illimitata. Nel caso di Star Trek, lo si usa per concedersi la libertà di riscrivere da capo e modificare una storia già accaduta e conosciuta nei minimi dettagli dai fan. Nel caso di Lost, per creare una tensione narrativa che ruota intorno al dualismo tra destino e libero arbitrio, alla possibilità di una redenzione personale e di un nuovo inizio.
25 gennaio 2009
16 gennaio 2009
Metano marziano
Mettiamo le mani avanti: questa può essere una scoperta sensazionale o l'ennesima delusione. Nel senso che potrebbe finire come la vecchia storia dei (presunti) fossili di batteri trovati su un meteorite marziano nel 1996. Quella volta si scomodò persino Bill Clinton per annunciare al mondo la grande notizia, ma col passare del tempo i dubbi aumentarono e a tutt'oggi non è stata messa una parola conclusiva sulla questione.
Ieri c'è stata una conferenza stampa della NASA (seguita in diretta da Carl Zimmer sul suo blog) nella quale è stata annunciata la scoperta di grandi quantità di metano emesse dal sottosuolo di Marte. Emissioni ripetute e continuate, nel corso di diverse stagioni, dal 1999 al 2003. Siccome il metano è distrutto facilmente una volta in superficie, la sua presenza è indice di un processo di formazione in corso.
Ora, i casi sono due. Tutto quel metano può essere dovuto ad attività geologica. Oppure, tenetevi forte, può essere un indizio di attività biologica. Dal punto di vista geologico, Marte è praticamente morto. L'attività vulcanica è cessata da milioni di anni. Ma potrebbero comunque essere in corso fenomeni geochimici capaci di creare sacche di metano sotterraneo, che potrebbe riaffiorare in superficie nelle giuste condizioni ambientali. Oppure, il metano potrebbe accumularsi in seguito all'attività di colonie di batteri nel sottosuolo marziano. Secondo gli scienziati coinvolti nella scoperta, sembrerebbe — sottolineiamo il condizionale — che il meccanismo biologico sia più plausibile di quello geochimico. Ma sicuramente i pareri contrari non mancheranno.
La cosa intrigante è che il metano è emesso in una zona che è nota per avere avuto presenza di acqua liquida e attività vulcanica in passato. Un ambiente particolarmente adatto alla vita, quindi. L'unico modo per sapere cosa c'è lì sotto sarebbe quello di scavare in profondità e riportare campioni in superficie. Prospettiva che, per il momento, sembra piuttosto lontana.
Ieri c'è stata una conferenza stampa della NASA (seguita in diretta da Carl Zimmer sul suo blog) nella quale è stata annunciata la scoperta di grandi quantità di metano emesse dal sottosuolo di Marte. Emissioni ripetute e continuate, nel corso di diverse stagioni, dal 1999 al 2003. Siccome il metano è distrutto facilmente una volta in superficie, la sua presenza è indice di un processo di formazione in corso.
Ora, i casi sono due. Tutto quel metano può essere dovuto ad attività geologica. Oppure, tenetevi forte, può essere un indizio di attività biologica. Dal punto di vista geologico, Marte è praticamente morto. L'attività vulcanica è cessata da milioni di anni. Ma potrebbero comunque essere in corso fenomeni geochimici capaci di creare sacche di metano sotterraneo, che potrebbe riaffiorare in superficie nelle giuste condizioni ambientali. Oppure, il metano potrebbe accumularsi in seguito all'attività di colonie di batteri nel sottosuolo marziano. Secondo gli scienziati coinvolti nella scoperta, sembrerebbe — sottolineiamo il condizionale — che il meccanismo biologico sia più plausibile di quello geochimico. Ma sicuramente i pareri contrari non mancheranno.
La cosa intrigante è che il metano è emesso in una zona che è nota per avere avuto presenza di acqua liquida e attività vulcanica in passato. Un ambiente particolarmente adatto alla vita, quindi. L'unico modo per sapere cosa c'è lì sotto sarebbe quello di scavare in profondità e riportare campioni in superficie. Prospettiva che, per il momento, sembra piuttosto lontana.
14 gennaio 2009
Siamo solo all'inizio
Domani, a Parigi, verrà ufficialmente inaugurato l'Anno dell'Astronomia. Nel frattempo, per chi è a Roma, inizia il Festival delle Scienze all'Auditorium, quest'anno interamente dedicato all'Universo. Date un'occhiata al ricco programma. Magari vi viene voglia di farci un salto.
12 gennaio 2009
Il Galileoscopio
Una delle iniziative dell'Anno Internazionale dell'Astronomia (segnalata da Asymptotia) punta a dare la possibilità di osservare il cielo a milioni di persone che non lo hanno mai fatto prima, attraverso uno strumento ottico molto economico. L'oggetto sarebbe questo: per ora non ci sono altri dettagli, ma sembrerebbe un semplice cannocchiale galileiano in plastica. Non a caso, lo hanno chiamato Galileoscopio. Già dal nome, a me ricorda molto certe sorprese del vecchio Corriere dei Piccoli. Se avessi otto anni sarei entusiasta.
10 gennaio 2009
"Debbo la scoperta di Uqbar alla congiunzione di uno specchio e di un'enciclopedia"
Nel libro sulle costanti della fisica
di cui parlavo un po' di tempo fa, a un certo punto Barrow dice che il suo argomento preferito contro i viaggi nel tempo è basato sull'economia:
Ho fatto qualche ricerca. L'articolo è menzionato varie volte in rete: per esempio qui, qui e qui (dove si parla del ruolo dell'economia nella fantascienza, riferendosi, tra l'altro, al famoso saggio del premio Nobel Krugman sull'economia del commercio interstellare). Viene anche riportato qualche frammento, ma mai un link all'articolo completo. (Peraltro, diversamente da Barrow, il titolo dell'articolo è citato come "Is Time Travel Impossible?".)
Allora sono andato sul sito della rivista, e ho provato a consultare l'archivio. Nell'indice degli autori Reinganum compare, ma tra i suoi articoli non c'è niente che parli dei viaggi nel tempo. E non c'è traccia dell'articolo di Reinganum nemmeno nell'indice del numero dove dovrebbe essere apparso.
Strano. A questo punto non so se l'articolo sia mai esistito. So solo che, alla fine di tutto questo, io mi sono sentito un po' come il protagonista di "Tlön, Uqbar, Orbis Tertius" di Borges.
"Esso parte dal fatto che i tassi di interesse sui mercati finanziari sono diversi da zero, per sostenere che né viaggiatori in avanti nel tempo né viaggiatori all'indietro nel tempo si stanno avvantaggiando della loro condizione per fare strage sui mercati. Se essi fossero in grado di investire nel passato in base alla conoscenza di dove i mercati cresceranno nel futuro, il risultato a lungo termine sarebbe di far calare i tassi di interesse a zero."Io di economia capisco poco, e non provo nemmeno a discutere la validità dell'argomento (che mi sembra più interessante per uno scrittore di fantascienza che per un fisico — per un economista, non so). Ma, a titolo di curiosità, mi è venuta voglia di risalire alla fonte. L'articolo originale citato da Barrow è: M.R. Reinganum, "Is Time Travel Possible? A Financial Proof", apparso su Journal of Portfolio Management 13, pagg. 10-12 (1986).
Ho fatto qualche ricerca. L'articolo è menzionato varie volte in rete: per esempio qui, qui e qui (dove si parla del ruolo dell'economia nella fantascienza, riferendosi, tra l'altro, al famoso saggio del premio Nobel Krugman sull'economia del commercio interstellare). Viene anche riportato qualche frammento, ma mai un link all'articolo completo. (Peraltro, diversamente da Barrow, il titolo dell'articolo è citato come "Is Time Travel Impossible?".)
Allora sono andato sul sito della rivista, e ho provato a consultare l'archivio. Nell'indice degli autori Reinganum compare, ma tra i suoi articoli non c'è niente che parli dei viaggi nel tempo. E non c'è traccia dell'articolo di Reinganum nemmeno nell'indice del numero dove dovrebbe essere apparso.
Strano. A questo punto non so se l'articolo sia mai esistito. So solo che, alla fine di tutto questo, io mi sono sentito un po' come il protagonista di "Tlön, Uqbar, Orbis Tertius" di Borges.
4 gennaio 2009
Lo spazio di Clarke
"Spedizione di soccorso" è un'antologia di racconti scritti da Arthur Clarke a cavallo fra gli anni '50 e '60 e messa insieme per Urania Collezione di dicembre. Leggendoli, si capisce perfettamente perché, in quegli anni, un regista di nome Stanley Kubrick, in cerca di una storia per un film incentrato sull'esplorazione dello spazio, si rivolse proprio a Clarke. Non so quanti altri abbiano scritto dello spazio meglio di Clarke. Per Clarke lo spazio non è un pretesto, la cornice per dare un tocco di "sense of wonder" a eventi che avrebbero potuto tranquillamente essere ambientati altrove: per Clarke lo spazio è il protagonista assoluto. Che siano i satelliti di Giove o gli anelli di Saturno, le nubi di Venere o la coda di una cometa, Clarke riesce a descriverli come se ci fosse stato davvero, e noi con lui.
E poi, si capisce un'altra cosa: si capisce come mai per noi, nati e cresciuti durante l'effimera "space era" degli anni '70, la fantascienza in fondo è ancora soprattutto quella cosa lì — quella con le navi spaziali e il buio fuori e gli omini con le tute che galleggiano privi di peso. Poi sono arrivati gli innesti neurali, le nanotecnologie, il biotech, il cyberpunk, la rete e i mondi virtuali. Ma noi eravamo ormai già troppo smaliziati per costruirci sopra una mitologia.
E poi, si capisce un'altra cosa: si capisce come mai per noi, nati e cresciuti durante l'effimera "space era" degli anni '70, la fantascienza in fondo è ancora soprattutto quella cosa lì — quella con le navi spaziali e il buio fuori e gli omini con le tute che galleggiano privi di peso. Poi sono arrivati gli innesti neurali, le nanotecnologie, il biotech, il cyberpunk, la rete e i mondi virtuali. Ma noi eravamo ormai già troppo smaliziati per costruirci sopra una mitologia.
2 gennaio 2009
Un anno per riveder le stelle
Quattrocento anni fa, Galileo usò per la prima volta un cannocchiale, allora appena inventato, per osservare i satelliti di Giove e altri corpi celesti. In occasione della ricorrenza, il 2009 è stato proclamato dall'ONU Anno Internazionale dell'Astronomia e ci saranno attività di divulgazione, mostre e manifestazioni in tutto il mondo e ovviamente anche in Italia. Inutile dire che qui si seguirà il tutto con particolare attenzione, provando a dare un contributo.
Intanto, per cominciare a entrare nello spirito giusto, ecco il trailer ufficiale dell'evento. Buon 2009.
Intanto, per cominciare a entrare nello spirito giusto, ecco il trailer ufficiale dell'evento. Buon 2009.
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