31 ottobre 2011
26 ottobre 2011
La visione cosmica di Malick
Forse, tutti i pareri positivi che avevo letto su "The Tree of Life" non sarebbero bastati a farmi vincere la diffidenza verso un autore di cui avevo visto solo un altro film, "La sottile linea rossa", che non avevo amato particolarmente (mi tengo sul vago solo perché non sono completamente sicuro che quelle siano state, in effetti, le tre ore più lunghe della mia vita). Ma avevo letto di una sequenza in cui Malick metteva in scena l'evoluzione dell'universo, e questo, sì, è stato decisivo per convincermi a vederlo. Dovere professionale, sapete.
Lo so, la reazione automatica che uno ha, qui, è: che c'entra l'evoluzione dell'universo? Il fatto è che ci hanno abituato a guardare tutto in piccolo. Per cercare un senso a quello che ci accade ci fanno studiare la storia - quella sequenza di date, nascite, morti, guerre, nomi. Che va benissimo, figuriamoci. Ma il quadro cosmico, quello per cui se una nube di idrogeno non si fosse condensata quattro miliardi e mezzo di anni fa noi non saremmo qui, resta fuori. È una cosa da scienziati: gli artisti, solitamente, non ne tirano fuori niente.
Ecco, Malick ci prova. Prende la storia di una famiglia qualunque e, saltando tutti i passaggi intermedi - sociologici, culturali, storici -, la mette direttamente contro lo sfondo dell'intero universo. Non per sminuire, ma per potenziare. Prova a farci sentire la vertigine: quella che a volte sente chi studia il cosmo e si rende conto degli innumerevoli fili che legano la più insignificante delle esistenze a ciò che è avvenuto non pochi secoli fa, ma miliardi di anni fa. Non in un'altra nazione, ma a mille anni-luce da qui.
Il segno dell'impreparazione generale a usare la visione scientifica del mondo all'interno di una creazione artistica lo si coglie forse nel fatto che quasi tutte le interpretazioni del film di Malick ci hanno visto solo il sottotesto religioso. Che invece, se c'è, è tutto nelle umanissime domande dei protagonisti. Domande che restano senza risposta. Mentre le immagini allo stesso tempo meravigliose e terrificanti di vastità mute e indifferenti, di una Terra primordiale ribollente di caos, di un futuro in cui nulla di quello che ci è caro e familiare su questo pianeta sopravviverà, non sono un mito, sono una realtà. Ed è stata la scienza moderna, a darcele.
Poi, il risultato può anche non piacere: per esempio, se non vi piacciono le voci che sussurrano fuori campo, il montaggio non lineare, o la musica classica, probabilmente lo detesterete. Ma di tentativi come questo, Kubrick a parte, se ne sono visti pochi.
18 ottobre 2011
Il culto di Tesla
Come sapete, ogni tanto Matteo Curti mi chiede una mano per chiarire i dubbi di qualche improvvisato cultore della scienza nel programma del Trio Medusa su Radio Deejay. Un po' di mesi fa, mi ha chiesto se mi andava di scrivere qualche puntata del suo Lorem Ipsum, il programma quotidiano di Deejay TV che costruisce un racconto usando i filmati che si possono trovare in rete su un determinato argomento. Ora, il programma è divertente, come sa chi lo ha visto la scorsa stagione; in più, questa era una buona opportunità per sperimentare un mezzo nuovo e raccontare un po' di scienza in modo leggero, per cui ho accettato di corsa.
Il risultato del mio primo tentativo di scrittura televisiva è appena andato in onda. Macchine che fanno i lampi, assurde leggende metropolitane, impallinati di elettromagnetismo, un genio diventato un'icona della cultura pop: potevamo evitare di parlare di Nikola Tesla?
Il risultato del mio primo tentativo di scrittura televisiva è appena andato in onda. Macchine che fanno i lampi, assurde leggende metropolitane, impallinati di elettromagnetismo, un genio diventato un'icona della cultura pop: potevamo evitare di parlare di Nikola Tesla?
11 ottobre 2011
L'antitelefono di Benford
L'altra volta ho provato a raccontarvi una parte dei casini che succedono quando si prova a superare la velocità della luce in relatività speciale. Il resto, come dicevo, ha a che fare con la violazione della causalità, e se ci riesco proverò a raccontarvelo un'altra volta. Nel frattempo, vi suggerisco un antipasto fantascientifico.
È un romanzo di Gregory Benford che si chiama Timescape (ho il sospetto che l'edizione italiana, nella Serie Oro della Nord, sia fuori catalogo, ma non ne sono certo). Per incuriosirvi, vi dico che Benford è un fisico, e che nel 1970 scrisse questo articolo in cui descriveva un dispositivo a tachioni per comunicare nel passato (l'idea teorica risaliva addirittura al 1917, ed era di Tolman). Bene. Timescape immagina che il dispositivo sia stato inventato davvero, nel futuro. Non dico altro, salvo che la storia segue i canoni della fantascienza "dura": quindi, massima accuratezza scientifica al servizio del massimo realismo possibile. Quello che succede a un fisico che fa una scoperta assurda e sensazionale è raccontato molto bene, secondo me.
E visto che siamo in tema di paradossi temporali, vi lascio anche un bonus: un racconto di quel genio della narrativa breve che era Fredric Brown.
È un romanzo di Gregory Benford che si chiama Timescape (ho il sospetto che l'edizione italiana, nella Serie Oro della Nord, sia fuori catalogo, ma non ne sono certo). Per incuriosirvi, vi dico che Benford è un fisico, e che nel 1970 scrisse questo articolo in cui descriveva un dispositivo a tachioni per comunicare nel passato (l'idea teorica risaliva addirittura al 1917, ed era di Tolman). Bene. Timescape immagina che il dispositivo sia stato inventato davvero, nel futuro. Non dico altro, salvo che la storia segue i canoni della fantascienza "dura": quindi, massima accuratezza scientifica al servizio del massimo realismo possibile. Quello che succede a un fisico che fa una scoperta assurda e sensazionale è raccontato molto bene, secondo me.
E visto che siamo in tema di paradossi temporali, vi lascio anche un bonus: un racconto di quel genio della narrativa breve che era Fredric Brown.
5 ottobre 2011
Euclid!
Un'altra gran bella notizia arrivata ieri è che l'ESA ha approvato Euclid, una missione spaziale a forte partecipazione italiana che dal 2019 proverà a capire di più proprio sull'accelerazione dell'universo e sulle sue cause. Ve l'ho detto che è un momento meraviglioso per fare il cosmologo, no?
4 ottobre 2011
Il Nobel per la fisica 2011
Sono appena stati annunciati i vincitori del premio Nobel per la fisica 2011 e per quanto mi riguarda non poteva esserci scelta migliore. Il premio è andato a Saul Perlmutter, Brian Schmidt e Adam Riess, che nel 1998 hanno scoperto che l'espansione dell'universo sta accelerando.
Perché è una scoperta da Nobel? Perché ha cambiato il volto della cosmologia. Quando ero studente (stiamo parlando di un po' meno di venti anni fa) si pensava che la velocità di espansione dell'universo dovesse diminuire nel corso del tempo. Come mai? Gravità. Il contenuto dell'universo avrebbe dovuto opporsi all'espansione, portandola a rallentare e forse persino a invertirsi in futuro, trasformandosi in un collasso. Qualunque libro di testo descriveva le cose in questo modo.
In quegli anni, il gruppo di Perlmutter e quello di Schmidt e Riess iniziarono a studiare le supernovae di tipo Ia. L'idea era di usarle come candele standard, ovvero una sorgente di luce di cui si conosce la potenza e di cui è quindi possibile estrapolare la distanza (come le Cefeidi di Henrietta Leavitt). Conoscendo la distanza delle supernovae e mettendole in relazione al loro redshift (lo spostamento verso il rosso legato alla velocità di allontanamento di una sorgente luminosa) si poteva capire come era cambiata la velocità di espansione dell'universo nel corso del tempo. Quando, nel 1998, i due gruppi annunciarono indipendentemente di aver osservato che l'universo accelerava, la cosa giunse completamente inaspettata a chiunque, inclusi gli autori della scoperta.
Da allora, il mondo della cosmologia si sta interrogando sulla causa dell'accelerazione. La spiegazione più semplice è che ci sia una forma di energia associata allo spazio vuoto (la costante cosmologica di Einstein, o l'energia oscura, come viene chiamata in termini più moderni) che "spinge" l'espansione, anziché frenarla. Ma la questione è più complessa. (Tanto che ci ho scritto buona parte di un libro, per provare a spiegarla). Qui sul blog se ne è parlato a più riprese, ma per iniziare suggerirei questo post.
Che altro vi devo dire? È fantastico lavorare in un campo di ricerca premiato con due premi Nobel nel giro di cinque anni. È un momento straordinario per essere un cosmologo.
3 ottobre 2011
TED (con la x)
Sabato prossimo, 8 ottobre, sarò a Reggio Emilia, per parlare del lato oscuro dell'universo a TEDx. La compagnia è ricca e mi aspetto che sarà una giornata interessante.
Non credo ci sia molto bisogno di spiegare cos'è TED: se non avete mai visto una tra le centinaia di conferenze di un quarto d'ora sulle "idee che vale la pena diffondere", la cosa migliore è farlo subito. Anche andando a caso, non vi annoierete.
Gli eventi TEDx vengono organizzati su licenza TED, seguendo la stessa formula, con l'idea di diffondere nel resto del mondo il progetto nato in California. Se volete assistere di persona, i posti disponibili sono solo un centinaio; altrimenti potrete poi rifarvi con i video degli interventi, che saranno resi pubblici online.
(PS: grazie a chi ha votato Keplero ai MBA 2011, anche se non ce l'abbiamo fatta.)
Non credo ci sia molto bisogno di spiegare cos'è TED: se non avete mai visto una tra le centinaia di conferenze di un quarto d'ora sulle "idee che vale la pena diffondere", la cosa migliore è farlo subito. Anche andando a caso, non vi annoierete.
Gli eventi TEDx vengono organizzati su licenza TED, seguendo la stessa formula, con l'idea di diffondere nel resto del mondo il progetto nato in California. Se volete assistere di persona, i posti disponibili sono solo un centinaio; altrimenti potrete poi rifarvi con i video degli interventi, che saranno resi pubblici online.
(PS: grazie a chi ha votato Keplero ai MBA 2011, anche se non ce l'abbiamo fatta.)
Iscriviti a:
Post (Atom)