"Penso che la notte sia buia per poter immaginare le tue paure con meno distrazioni."Potremmo chiamarla la risposta di Calvin al paradosso di Olbers. (Argomento su cui mi dilungo per un capitolo nel libro di cui sopra.) Magari quando sarà più grande Calvin riscoprirà autonomamente la soluzione trovata da una mente altrettanto visionaria della sua.
D'altra parte, come sa chi conosce le strisce di Watterson, al ragazzino e alla tigre capita spesso di fermarsi a riflettere di fronte al cielo notturno (ehi: uno degli alter ego del marmocchio è l'astronauta Spiff). Ci ho messo pochissimo a trovare qualche esempio (trenta secondi su Google Images):
Calvin: "Guarda tutte quelle stelle! L'universo continua all'infinito!"Oppure:
Hobbes: "Ti fa chiedere perché l'uomo si crede chissà che."
Calvin: "È per questo che ce ne restiamo a casa coi nostri elettrodomestici."
Calvin: "Se la gente sedesse all'aperto e guardasse le stelle tutte le notti, scometto che vivrebbe in modo molto diverso."O ancora:
Hobbes: "Che vuoi dire?"
Calvin: "Be', quando scruti l'infinito, ti accorgi che ci sono cose più importanti di quelle che la gente fa tutto il giorno."
Calvin: "Sono importante!"Insomma, se la notte non fosse buia non potremmo conoscere nulla del resto dell'universo, e del posto che occupiamo al suo interno. La cosa ci rimette coi piedi per terra, e un po' ci fa paura. Mi autocito:
Calvin: "..."
Calvin: "Urlò il granello di polvere."
"Certe volte penso che aver illuminato artificialmente la notte non sia stata per l’umanità solo una forma di protezione da ladri, assassini, animali feroci e altri pericoli concreti, ma anche un esorcismo nei confronti di quell’inesorabile promemoria della nostra finitezza."Guarda un po', Calvin sembra darmi ragione:
Hobbes: "Che notte limpida! Guarda tutte quelle stelle, sono milioni!"
Calvin: "Sì, siamo solo minuscoli granelli su una particella che sfreccia attraverso l'oscurità infinita."
Calvin: "Rientriamo e accendiamo tutte le luci."