5 marzo 2012

Addio, Saturno


La settimana scorsa si è venuto a sapere della imminente chiusura di Saturno, l'inserto culturale del Fatto Quotidiano: chiusura motivata, si legge, non solo da considerazioni economiche ma anche dal fatto che gli articoli che pubblicava erano considerati troppo difficili dai lettori del giornale (in una versione meno edulcorata, dell'inserto ai lettori "non gliene fregava nulla").

Io con Saturno ho piacevolmente collaborato per un po', poi col tempo la cosa si era fatta meno assidua. La notizia della chiusura mi ha colto di sorpresa e non so, onestamente, cosa sia successo nelle "segrete stanze" dove si prendono le decisioni. So però che l'impressione di un graduale cambiamento della linea editoriale era arrivata anche dalle mie parti. I lettori, a quanto pare, chiedevano cose più facili, e in questi casi la scienza è la prima a saltare - poi evidentemente è toccato anche al resto. Per quanto mi riguarda, ciascuno può giudicare quanto fossero difficili alcuni dei pezzi che ho pubblicato là sopra, finché è durata, ma tant'è: ora capisco meglio il tipo di pressioni che devono essere arrivate al direttore e alla redazione di Saturno negli ultimi mesi, e a loro va tutta la mia comprensione. E semmai diffido sempre di più di quelli che si nascondono dietro il gusto del pubblico, perché non esiste un unico pubblico, ne esistono tanti diversi e ognuno si coltiva quello che vuole o che può. Un quotidiano che rinuncia alla cultura fa una scelta, proprio come fa una scelta chi taglia la ricerca in tempi di crisi.

Poi, naturalmente, c'è la questione di se e come debba essere spiegata la scienza, cosa su cui negli ultimi giorni ho letto alcuni pareri che prendono le mosse proprio dal caso Saturno. Io su questo ho già detto la mia e non ho molto da aggiungere, se non che uno può fare tutti gli sforzi che vuole per rendere accessibile la scienza, ma se un po' di sforzo non lo fa anche chi sta dall'altra parte è chiaro che è tutto inutile.
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