13 ottobre 2008

Gli ascoltatori

Di libri di fantascienza dedicati al primo contatto con una civiltà extraterrestre ne esistono moltissimi. Tra quelli che hanno tentato di dare un'idea realistica di come questo scenario del tutto ipotetico potrebbe realizzarsi in pratica, il più celebre è probabilmente "Contact" di Carl Sagan, che si basava pesantemente sull'esperienza scientifica dell'autore (qualche tempo fa avevo parlato del libro di Hoyle "La nuvola nera" che, pur molto diverso nella sostanza, condivide con "Contact" il fatto di essere stato scritto da uno scienziato e l'attenzione alla plausibilità scientifica). "Gli ascoltatori", del 1971, ripubblicato per Urania Collezione a settembre, è per molti versi simile a "Contact" ma, sorprendentemente, è di un realismo ancora più estremo. Scritto nel periodo di massimo entusiasmo per i progetti di tipo SETI, e infarcito di citazioni scientifiche dei massimi esperti del campo, è tuttavia percorso da uno stato d'animo malinconico che diventa quasi tragico verso il finale. Non è un capolavoro, ci sono ingenuità nella costruzione dei personaggi e qualche lungaggine di troppo. Ma il senso di solitudine di un'umanità confinata su un pianeta sperduto nel cosmo — e che, anche nel più ottimistico dei casi, può solo sperare in una comunicazione faticosa e che richiede tempi lunghissimi — è reso benissimo.
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