Per dimostrare l'impossibilità dei viaggi nel tempo, in fondo si potrebbe ricorrere allo stesso argomento usato da Fermi per confutare l'esistenza di altre forme di vita intelligenti nella galassia: dove sono i crononauti? In un divertente romanzo di Robert Silverberg, "Il paradosso del passato", si immaginano orde di turisti temporali che affollano i luoghi cruciali della storia dell'umanità, provenendo incessantemente da ogni punto del futuro. La cosa è evidentemente paradossale, perché ogni evento storico è unico e irripetibile, mentre i potenziali visitatori sono in numero pressoché illimitato. Inoltre, tutti questi turisti devono essere sempre stati presenti agli eventi storici senza che nessuno li abbia mai notati. Paradossi analoghi vengono affrontati nella serie de "La pattuglia del tempo" di Poul Anderson, e nel romanzo di Asimov "La fine dell'eternità", e risolti (si fa per dire) con l'introduzione di controlli molto stretti sulle possibili interazioni tra i viaggiatori e la linea temporale.
Un altro modo di evitare l'argomento in stile Fermi è di tipo più fisico. Se il viaggio nel tempo avviene attraverso un wormhole stabile, non si può viaggiare nel passato a tempi precedenti a quello dell'apertura del wormhole. Quindi, siccome nessuno ha ancora aperto un wormhole stabile (o costruito una macchina del tempo) nessuno può ancora visitarci dal futuro. Ma non bisogna nutrire eccessive speranze che una cosa del genere possa davvero accadere, nonostante alcuni studi altamente speculativi sulla possibilità che LHC possa creare mini-wormholes siano rimbalzati sulla stampa trasformandosi in assurdi proclami sul prossimo inizio dell'era dei viaggi nel tempo.
L'argomento in stile Fermi è potente e induce a un forte scetticismo nei confronti dei viaggi nel tempo. Nel 2005, al MIT, si è tenuta un'iniziativa goliardica che dava un preciso appuntamento ai crononauti, ma ovviamente non si è fatto vivo nessuno. Poi ci sono i presunti crononauti autoproclamati: il più celebre è John Titor, che qualche anno fa si è presentato in rete come un viaggiatore proveniente dal 2036. Se uno pensa alla vicenda di Titor come a una specie di opera di fantascienza seriale e multimediale non può che fare i complimenti al suo misterioso autore. Ma come vero viaggiatore dal futuro, invece, Titor vale ben poco, dal momento che nemmeno uno dei suoi racconti si è rivelato esatto (tanto per dirne una, non ha previsto l'11 settembre.) Ma di questo parla più diffusamente di me Paolo Attivissimo, che ci ha anche scritto un libro.
Insomma, i viaggi nel tempo sono con ogni probabilità destinati a restare semplicemente un ingrediente indispensabile per la fantascienza (quella pessima e quella ottima) e materia ghiotta per i burloni di ogni epoca.
(Le puntate precedenti sono qui e qui)