Ieri qui c'è stato un bel seminario di Roberto Gilmozzi (dell'ESO) sul progetto europeo di Extremely Large Telescope (ELT). Questi telescopi di nuova generazione sono impressionanti. Ottica adattiva, diametro tra i 30 e i 60 metri (!), fanno sembrare il Very Large Telescope un giocattolo in confronto. Ci si può fare, ovviamente, un bel po' di scienza interessante, per esempio ricerca di pianeti extrasolari di tipo terrestre e, soprattutto, studi sull'energia oscura (la misteriosa componente che fa accelerare l'espansione dell'universo).
A questo proposito, la cosa che ho trovato più interessante è la prospettiva di misurare la variazione della velocità di espansione dell'universo. Come è noto, quando osserviamo un oggetto molto distante (una galassia, un quasar), la luce dell'oggetto ci appare spostata verso il rosso, cioè verso lunghezze d'onda maggiori (perché l'espansione dell'universo "stira" la lunghezza d'onda nel tempo che la luce impiega a raggiungerci). Ma la velocità di espansione dell'universo non resta costante nel tempo: l'espansione può decelerare o accelerare (oggi sappiamo che sta accelerando, appunto). Ora: sembra una cosa impossibile, ma osservando un oggetto per un periodo abbastanza lungo, possiamo effettivamente accorgerci del cambiamento della velocità di espansione, misurando come varia lo spostamento verso il rosso. Tipicamente, ci si aspetta una variazione di velocità apparente dell'oggetto tra i 2 e i 20 cm/s su un periodo di osservazione di circa 10 anni. È una misura di enorme difficoltà, ovviamente, ma sarebbe alla portata di ELT: questo permetterebbe per la prima volta di osservare l'accelerazione direttamente, mentre avviene, il che dovrebbe permettere di capire qualcosa in più su cosa la stia causando.