Physics world dedica questo mese un numero intero alla fisica nel web. Si parla di come la rete abbia cambiato il modo di comunicare la fisica, sia per quanto riguarda gli addetti ai lavori, che per quanto riguarda il grande pubblico.
Faccio parte della generazione che ha cominciato a fare ricerca proprio mentre internet stava prendendo piede, ma ho fatto in tempo a vedere avvenire la transizione. Dai racconti di colleghi solo pochi anni più anziani di me mi sono reso conto di quanto fosse diverso il modo di scambiare informazioni nella comunità scientifica poco più di un decennio fa, prima dell'avvento della rete. Ho vissuto gli ultimi giorni dei preprint cartacei degli articoli scientifici, che venivano spediti in giro per il mondo ai colleghi interessati, e ho visto nascere gli archivi elettronici, come arXiv, che raccolgono in tempo reale tutto quello che viene pubblicato nel mondo, mettendolo immediatamente a disposizione di una comunità vastissima. Internet sta mettendo sotto pressione il modo stesso di pubblicazione dei risultati scientifici, basato sul processo di valutazione editoriale da parte di riviste specializzate: quasi nessuno consulta ormai l'edizione stampata degli articoli, affidandosi alle versioni online, spesso ancora prima che essi siano ufficialmente accettati. I risultati si propagano velocemente, e il meccanismo di peer-reviewing si sta trasformando in una specie di feedback diffuso: un autore riceve critiche e commenti sul suo lavoro da una comunità molto ampia, ancora prima di ottenere la risposta di accettazione o rifuto da parte di una rivista. E siccome nessuno ormai passa più molto tempo a fare ricerche in biblioteca, molte riviste stanno cominciando ad affidarsi esclusivamente al formato elettronico.
Molta dell'attività di ricerca che si svolge quotidianamente, inoltre, sarebbe ormai praticamente impossibile senza internet. Personalmente, faccio parte di collaborazioni internazionali che possono tenersi in contatto soltanto scambiando una quantità enorme di e-mail, facendo viaggiare sulla rete grandi moli di dati da analizzare, partecipando a teleconferenze che sarebbero impraticabili senza una linea veloce. Non è soprendente che il web sia stato inventato al CERN da un fisico, dopotutto.
Nella didattica, i miei studenti scaricano le dispense dei corsi da internet subito dopo la lezione (probabilmente senza neanche stamparle, ma studiandole sullo schermo di un computer) e mi contattano tramite e-mail per informazioni.
Poi ci sono i blog, e tutte le altre novità del cosiddetto Web 2.0. Nel mondo anglosassone, i fisici (e gli scienziati in genere) che tengono un blog sono un numero piccolo ma non trascurabile. Vincendo le solite resistenze della parte più conservatrice dell'accademia, stanno provando a mostrare le potenzialità del mezzo, sperimentando nuove forme di utilizzo della rete.