Sono andato a cercare in rete una cosa che mi aveva colpito, tanti anni fa. Un pezzo del 1955 di Fredric Brown, uno abituato a creare mondi impossibili. L'autore di "Assurdo universo" e di fulminanti racconti brevi come quel capolavoro di "Sentinella". L'ho ritradotto (c'è una traduzione italiana di Fruttero e Lucentini in qualche antologia di fantascienza dell'Einaudi, ma non ricordo più quale), ed eccolo:
Immaginate
Immaginate spettri, dei e demoni.
Immaginate inferni e paradisi, città galleggianti in cielo e città sommerse nel mare.
Unicorni e centauri. Streghe, maghi, geni e fate.
Angeli e arpie. Maledizioni e incantesimi. Spiriti di ogni tipo.
Facile immaginare tutte queste cose. L'umanità le immagina da migliaia di anni.
Immaginate navi spaziali e il futuro.
Facile: il futuro sta arrivando, e con esso le navi spaziali.
Non c'è niente, allora, di difficile da immaginare?
Certo che c'è.
Immaginate un pezzo di materia, e dentro voi, voi che pensate, e sapete che esistete, voi che siete in grado si spostare quel pezzo di materia in cui vi trovate, farlo addormentare o star sveglio, fargli fare l'amore o salire una collina.
Immaginate un universo: finito o infinito, fate voi. E dentro, miliardi di miliardi di miliardi di soli.
Immaginate un grumo di fango ruotare follemente intorno a uno di questi soli.
Immaginate voi stessi su quel grumo di fango, che ruotate con lui, ruotate follemente attraverso il tempo e lo spazio, verso una destinazione ignota.
Immaginate!