28 febbraio 2012

La Luna, Giove, Venere (e Mercurio)


Mi sono divertito a usare Stellarium per simulare il cielo di questa sera verso Ovest, attorno alle 18.30, a Roma (cliccate sull'immagine per ingrandire). Per quelli che, nelle sere scorse, si sono chiesti cosa fossero quelle luci in fila sopra le nostre teste.

25 febbraio 2012

Quello che ho capito sulla questione dei neutrini

Mercoledì scorso, si è diffusa una notizia riguardante l'esperimento Opera - quello che qualche mese fa aveva annunciato che un fascio di neutrini sembrava aver viaggiato da Ginevra al Gran Sasso con una velocità superiore a quella della luce. Il tono della notizia era abbastanza perentorio: i sorprendenti risultati di Opera erano "dopotutto dovuti a un errore" e l'errore era causato da "una cattiva connessione tra un cavo a fibra ottica che unisce il ricevitore GPS" e "la scheda di un computer". Insomma, leggendo questa notizia si sarebbe stati portati a concludere che l'eccesso di velocità era stato completamente spiegato, e che il caso era chiuso. Qualche piccola sfumatura nel testo, però, suggeriva cautela. La notizia era attribuita a non meglio specificate "fonti familiari con l'esperimento" (ma, francamente, il dettaglio sul cavo sembrava scritto da qualcuno completamente ignaro di quanto possano essere complicate le connessioni tra le varie parti di un esperimento del genere). Soprattutto, si concludeva con la necessità di "ulteriori dati" per confermare l'ipotesi.

In effetti, il giorno dopo è arrivata una nota ufficiale da parte dell'esperimento, e si è capito che le cose sono parecchio più complicate. Le possibili fonti di errore individuate da Opera sono due: una ha a che fare con il collegamento a fibra ottica, l'altra invece è legata al modo in cui vengono etichettati i tempi misurati dal GPS. I due effetti agiscono in direzioni opposte: il primo farebbe diminuire i tempi di percorrenza misurati, il secondo invece li farebbe aumentare. Non solo: gli errori legati a entrambi gli effetti, al momento, non sono noti. Per quantificarli servono altre misure, che verranno fatte a maggio.

Morale, a me sembra che più o meno siamo sempre lì: i risultati di Opera sono sconcertanti e la maggior parte dei fisici (inclusi quelli di Opera) è portata a scommettere che siano causati da qualche errore non individuato. L'ultimo annuncio da parte del team fa qualche ipotesi concreta e introduce qualche dubbio in più sulle misure, cosa che probabilmente porterà nei prossimi mesi a rivedere la significatività del risultato riportata inizialmente. A quel punto, l'eccesso di velocità potrebbe rientrare interamente dentro l'errore di misura, oppure no: in ogni caso altri esperimenti indipendenti continueranno a essere indispensabili per chiarire completamente la situazione. Tutto qui.

10 febbraio 2012

Centoquaranta caratteri

Non ho chissà quali certezze sul ruolo dei cosiddetti social network. Aumentano la visibilità delle cose buone che circolano in rete o seppelliscono tutto nel rumore di fondo? Di certo c'è che non mi trovo particolarmente a mio agio con la frammentazione dei contenuti e con il sovraccarico di informazione. Ho bisogno di cose pensate e meditate - sia in quello che leggo, che in quello che scrivo -, piuttosto che di opinioni affannate e superflue. D'altra parte, ho anche bisogno di seguire persone di cui mi fido, che facciano da filtro nel mare di notizie che rimbalzano su internet. Insomma, cerco di avere una posizione equilibrata, senza rifiuti intransigenti, ma senza soccombere nella rincorsa alla novità degli ultimi quindici secondi. Il tutto cercando di amministrare bene il tempo che ho quotidianamente, che non è molto. Vabbe', tutto questo per dire che la mia presenza in rete resta concentrata su poche cose, sperando che siano anche buone: ovvero, prima di tutto, questo blog e quello sul Post (lo seguite, sì?), che non ho alcuna intenzione di abbandonare. Quanto al resto, per una sorta di selezione naturale, in questo momento l'unico altro posto su cui mi va di mettere il naso ogni tanto è Twitter. Lì sopra, tra l'altro, finiscono le cose che non ho tempo, voglia o necessità di approfondire sui blog (per esempio, questa settimana, il peso dell'antimateria, le cose da fare con un ago carico elettricamente e delle gocce d'acqua se siete sulla Stazione Spaziale, che c'entra la fisica con le colonne sonore dei film di fantascienza, e il modello per farvi il vostro astrolabio di carta). Poi, magari, mi piacerebbe anche pensare a come utilizzarlo in modi più originali (idee?).

9 febbraio 2012

Ancora a proposito del Festival delle Scienze

Per chi ancora non ne avesse abbastanza, segnalo altre due trasmissioni che si sono occupate del Festival della Scienze. Sulla Rete Due della Radiotelevisione Svizzera Italiana, è andata in onda un'intera puntata del programma Il giardino di Albert dedicata al tema del tempo, con interviste a vari ospiti del Festival (tra cui il sottoscritto). Si può riascoltare a questo link.

Su Rai5, invece, la trasmissione CoolTour ha dato nelle ultime puntate ampio spazio al Festival. Qui potete vedere un estratto con l'intervista a Richard Gott (che parlava della possibilità teorica di viaggiare nel tempo) oltre a qualche mio commento riguardante più che altro il ruolo della scienza e dei viaggi nel tempo nel cinema.

7 febbraio 2012

Il lago sotto il ghiaccio

Quando stamattina ho letto questo articolo, sono andato a controllare se avevo mai scritto un post a proposito del lago Vostok. (Eh sì, i post qui cominciano a essere così tanti che non sempre ricordo se ho parlato già di qualcosa: per fortuna c'è la casella di ricerca.) Be', a quanto pare no, e la cosa mi è sembrata molto strana, perché quella del lago Vostok è una storia perfetta per questo blog. In effetti, sono sicuro di aver pensato più volte di scrivere qualcosa al riguardo, ma evidentemente non l'ho mai fatto. Riparo subito.

Allora: c'è questo lago in Antartide, che in realtà non è un lago vero e proprio: quantomeno non uno di quelli su cui potete fare un giro in pedalò. Al massimo due piroette coi pattini. Già, perché l'acqua liquida si trova sotto uno strato di circa 4 chilometri di ghiaccio. In effetti, per un sacco di tempo nessuno ha nemmeno saputo che sepolto da quelle parti ci fosse un lago, fino a quando, negli anni '70, non si è scoperta la cosa analizzando la zona con il radar.

Gli scienziati che studiano questo tipo di cose hanno concluso che l'acqua del lago Vostok deve essere rimasta isolata sotto il ghiaccio per almeno 15 milioni di anni. Ora, cosa pensate di trovare nascosto lì sotto, a quelle pressioni, al freddo, in totale assenza di luce, senza che sia stato possibile alcun contatto con la superficie per tutto quel tempo? Non molto, direte, e così la pensavano anche i biologi fino a qualche decennio fa. Solo che nel frattempo si è capito che la vita sulla Terra ha attecchito ed è riuscita ad adattarsi anche in ambienti un tempo ritenuti completamente ostili: vicino a bocche idrotermali che sfiatano gas a centinaia di gradi centigradi sul fondo degli oceani, nel permafrost antartico, in condizioni di estrema salinità, acidità, e che può sopravvivere persino in ambienti altamente radioattivi, o nello spazio fuori dell'atmosfera terrestre. C'è tutta una branca della microbiologia che studia questi organismi estremofili che prosperano in condizioni impensabili per ogni altro essere vivente.

In effetti, quando negli anni '90 gli scienziati hanno cominciato a fare carotaggi nel ghiaccio che copre il lago Vostok, si sono accorti che, anche scendendo a profondità sempre più elevate, si continuavano a riportare in superficie campioni contenenti forme di vita. Capirete che la cosa ha acceso l'interesse degli astrobiologi. Perché ci sono posti, nel sistema solare, le cui condizioni ambientali potrebbero non essere molto lontane da quelle del lago Vostok. Su Marte, ad esempio, potrebbero esistere sacche di acqua liquida sotto la superficie. E quasi sicuramente Europa, uno dei satelliti di Giove, ha un oceano di acqua liquida sepolto sotto decine di chilometri di ghiaccio. Se la vita microscopica è riuscita a sopravvivere nelle condizioni tremende delle profondità antartiche, allora c'è qualche probabilità, sebbene minuscola, che possa esistere anche altrove nel sistema solare.

Negli anni passati, i ricercatori che hanno studiato il lago Vostok hanno scelto consapevolmente di non spingere i carotaggi fino al punto di rompere l'ultimo frammento di ghiaccio, e con esso l'isolamento che per milioni di anni ha tenuto separata l'acqua - e ciò che c'è dentro - dalla superficie terrestre. Ma adesso si è deciso di intaccare l'ultimo strato  (anche se al momento manca la conferma definitiva che il tentativo abbia avuto successo).

Naturalmente, sono state prese tutte le precauzioni possibili per evitare contaminazioni nelle due direzioni: da noi verso il lago, e dal lago verso l'esterno. Sia chiaro che nessuno si aspetta di trovare mostri preistorici intrappolati lì sotto, e che la spiegazione più ovvia e probabile per le anomalie magnetiche osservate in questi anni da quelle parti sia da ricercarsi nell'assottigliamento della crosta terrestre sotto il lago.

Certo, il fascino alla Lovecraft del lago Vostok è quasi irresistibile: ma la verità è che, per gli scienziati, poter studiare anche un solo microbo rimasto vivo e intatto in un habitat isolato per alcuni milioni di anni sarebbe più eccitante che ritrovare uno Cthulhu qualsiasi.

1 febbraio 2012

Cosmic zoom

Scopro che esiste una specie di gemello di Powers of Ten: un filmato realizzato anch'esso nel 1968 e ispirato allo stesso libro fotografico. Si chiama Cosmic Zoom.