La prima pagina del copione de L'uomo di Marte, con disegno di Ridley Scott (dalla pagina FB di Andy Weir) |
Durante le vacanze di Natale ho trovato finalmente un po' di tempo per leggere L'uomo di Marte. È un libro di fantascienza che racconta la storia di un astronauta dato erroneamente per morto dai suoi compagni di missione e lasciato da solo sulla superficie di Marte. Il libro è in larga parte il diario estremamente dettagliato e realistico dei tentativi del protagonista di sopravvivere e tornare sulla Terra: una lettura da supernerd, insomma, ma non solo, visto che il libro ha venduto uno sproposito di copie e Ridley Scott ne sta girando un film con un cast stellare. E pensare che l'autore, Andy Weir, inizialmente se lo era autopubblicato, prima a puntate su un blog e poi come ebook su Amazon. (La storia la racconta in questa intervista).
Il libro rende molto bene alcuni aspetti delle imprese spaziali che potrebbero sembrare ovvi ma che si tende a trascurare: per esempio la complessa gestione delle traiettorie orbitali, ma soprattutto il fatto che Marte è molto ostile, è lontano, ed è grande. Ci siamo andati molte volte, con le sonde e i rover, ma ne abbiamo percorso il suolo solo per qualche decina di chilometri, e nonostante abbiamo ormai mappe complete ad alta risoluzione della sua superficie, ritrovare qualcosa che è andato perduto lì sopra è complicato. Ne volete un esempio reale? Proprio l'altro ieri l'ESA ha annunciato di aver finalmente localizzato il lander Beagle-2: se ne erano perse le tracce mentre scendeva sul pianeta, ben undici anni fa.