17 giugno 2013

Tre domande a Sean Carroll

Sean Carroll, collega cosmologo che molti di voi conoscono sicuramente anche come blogger e scrittore di libri divulgativi, ha recentemente scritto un libro sul bosone di Higgs, di cui è in uscita per Codice la traduzione italiana. Si chiama La particella alla fine dell'universo. Io l'ho letto in anteprima e immagino non sarete sorpresi di sapere che l'ho trovato molto bello, una storia molto leggibile dei passi che hanno portato alla scoperta annunciata l'anno scorso, e delle persone che l'hanno resa possibile. Ho fatto a Sean tre domande sul libro. Ecco cosa mi ha risposto.

Tu spieghi l'importanza del bosone di Higgs in modo molto efficace: "È l’ultimo pezzo del puzzle di come la materia ordinaria che compone il nostro mondo quotidiano funziona al livello più profondo." È una affermazione sorprendente -- penso possa addirittura sembrare incredibile a qualcuno. Però è vera, giusto?

È assolutamente vera. Il mondo, almeno in base a quanto indicato dalla migliore evidenza, funziona secondo le regole della teoria quantistica dei campi. E il quadro della teoria quantistica dei campi è molto chiaro su dove potrebbe eventualmente nascondersi la fisica ancora da scoprire: deve essere o a masse molto grandi (particelle pesanti) o ad accoppiamenti molto deboli (particelle che non interagiscono molto). In entrambi i casi, nuovi campi sarebbero irrilevanti per la nostra vita quotidiana.

C'è un capitolo molto interessante a proposito del modo in cui la scienza è comunicata oggi, e il ruolo che in questo gioca la rete. Da questo punto di vista, pensi che le cose oggi siano migliori che in passato?

Penso che siano migliori, ma lontane dalla perfezione. Oggi siamo abbastanza fortunati da avere molti diversi canali attraverso cui può passare la comunicazione della scienza, dai notiziari tradizionali, ai libri, alle trasmissioni televisive, ai blog, ai social media. Sfortunatamente, il cambiamento nel paesaggio dei mezzi di comunicazione ha significato che molti lavori tradizionali nell'ambito del giornalismo scientifico sono completamente scomparsi. La situazione è ancora in evoluzione, e dovremo lavorare per essere sicuri di fare un buon lavoro nel comunicare l'eccitazione della scienza al grande pubblico.

Tu eri al CERN il giorno dell'annuncio della scoperta. Una cosa che è stata evidente è che le persone lì erano molto coinvolte emotivamente -- tutti hanno visto Peter Higgs scoppiare in lacrime. Ora, gli scienziati sono spesso dipinti come esseri a sangue freddo, distaccati e indifferenti. Credo che il tuo libro faccia un ottimo lavoro nello smontare questo pregiudizio, mostrando che la scienza è fatta da persone appassionate e sensibili, spesso guidate da una sensibilità di tipo estetico. Tu dici che "la scienza è la ricerca del fantastico". Può essere un buon modo, questo, per convincere più gente a sostenere la scienza?

Penso che sia un buon modo, e in effetti penso sia necessario. Nell'epoca attuale, chiunque capisce che la tecnologia ha un ruolo centrale nel nostro stile di vita moderno.  Ma per molta gente è molto meno ovvio che la ricerca di base, come la fisica delle particelle e la cosmologia, abbia uno scopo utile. Vale la pena dedicarsi a quel tipo di scienza perché serve a ispirarci, ci aiuta a capire meglio i segreti più profondi della natura. E fa parte del nostro lavoro dare una mano per fare in modo che quella ricerca sia qualcosa che tutti possano apprezzare.
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