La premessa è questa (niente spoiler, tranquilli): l'umanità ha creato dei robot, chiamati Cylon, che a un certo punto si sono ribellati - il motivo preciso non si sa, ma scommetterei che ci fosse di mezzo qualche acredine legata agli orari di lavoro. C'è stata una guerra, poi per una quarantina d'anni i Cylon sono spariti. All'improvviso i Cylon tornano e annientano quasi completamente l'umanità, rendendo inabitabili i dodici pianeti che aveva colonizzato. E questo è quello che succede a risparmiare sul chip delle tre leggi della robotica. Comunque, poche decine di migliaia di sopravvissuti riescono a fuggire allo sterminio a bordo di alcune navi spaziali, tra cui, guardacaso, la Galactica, e si mettono alla ricerca del leggendario luogo di provenienza dell'umanità, un pianeta chiamato Terra.
Ah: nei quarant'anni in cui non si sono fatti vivi, i Cylon hanno fatto i compiti. All'inizio di tutta la faccenda erano macchine che sembravano macchine - pupazzoni di metallo, insomma. Quando ritornano, alcuni di loro sono macchine che non sembrano più macchine. Sembrano esseri umani. Anzi: sono praticamente indistinguibili da un essere umano, a meno di complicati test che però non si capisce neanche bene se funzionino davvero. Insomma sono macchine biologiche, fatte di carne, sangue, ossa, cellule, DNA, ecc.
L'evoluzione dei Cylon |
Ora, ci sono molte ragioni per cui, secondo me, vale la pena spendere una ottantina di ore della propria vita a guardarsi Battlestar Galactica. Intanto perché è una serie pensata e scritta come si deve. C'è dramma umano e politico (qualcuno ha detto, mi pare, che Battlestar Galactica è The West Wing con le astronavi), e un plot che procede bilanciando accuratamente misteri e rivelazioni (pur con qualche momento di lentezza, in particolare tra la terza e la quarta stagione). Ecco: è una serie che non prende in giro lo spettatore. C'è un arco narrativo con un inizio e una fine, con esiti che potranno piacere o non piacere ma che rientrano in un quadro coerente.
E poi, c'è la quantità e la qualità dei temi scientifici e filosofici, una densità di spunti di riflessione tale che uno potrebbe scriverci un saggio intero. Tanta roba, esemplificata da un momento che ricorre più volte: quello in cui uno dei protagonisti si rivolge a un Cylon dicendogli: "Noi siamo umani, voi invece siete solo macchine". In definitiva, il conflitto che rende interessante Battlestar Galactica è tutto qui: ma non è tanto, come potrebbe sembrare superficialmente, nel dualismo tra uomo e macchina, tra naturale e artificiale, ma tra chi pensa che la distinzione sia priva di senso (perché cosa siamo, noi, se non macchine plasmate da una lunga evoluzione?) e chi no.
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(A proposito: per la puntata di Metropoli su Torino avevo avuto un faccia a faccia con un possibile antenato di un Cylon. Se ve l'eravate perso, si rivede qui, dal minuto 32, circa.)