Andando un po' a spanne, si potrebbe dire che la principale differenza fra fantasy e fantascienza sia questa: la fantascienza deve raccontare le sue storie restando nel recinto della plausibilità scientifica.
Naturalmente, la plausibilità scientifica (e, anzi, la plausibilità tout court) non basta a rendere interessante una narrazione. Le regole che fanno funzionare una storia sono drammatiche, non scientifiche. E i criteri di verità in base a cui si giudica un fatto scientifico e una creazione artistica sono completamente diversi. Uno può appassionarsi al viaggio ultraterreno di Dante senza credere minimamente nell'aldilà (eppure credendoci completamente, mentre legge la Commedia).
Allora, ci si può appassionare a una storia di dèi nordici senza credere che esistano davvero martelli magici? Certo. C'è bisogno di sapere che il martello magico è stato forgiato "nel cuore di una stella morente"? O che gli dèi della mitologia scandinava vengono da un pianeta che fa parte di una rete di nove mondi collegati tra loro da ponti di Einstein-Rosen (tecnicamente, un wormhole)? Ne dubito.
La sto prendendo alla lontana, ma forse a questo punto avrete capito che ho da poco visto Thor, il film tratto dal fumetto della Marvel. E mentre apprezzo (e invidio anche un po') la recente tendenza delle produzioni hollywoodiane di assoldare scienziati come consulenti per evitare errori grossolani o per aumentare il livello di credibilità scientifica di un film o di una serie tv, credo che in certi casi ci sia il rischio di andare oltre. Una volta varcata la soglia che separa il fantasy dalla fantascienza, le regole cambiano. E se mi spieghi una cosa poi mi devi spiegare tutto.
Così, sebbene Thor funzioni decentemente sul piano drammatico, mentre lo guardavo non riuscivo a non essere distratto dalle spiegazioni lasciate a metà. Ok, Bifröst è un ponte di Einstein-Rosen, ma perché ha l'aspetto di un arcobaleno ghiacciato che somiglia pericolosamente a uno dei percorsi di Super Mario Galaxy? Vabbene, Asgard è un pianeta, ma perché sembra una montagna poggiata su una galassia? D'accordo, il martello sembra magico perché "qualunque tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia" (courtesy Arthur C. Clarke) ma di cosa è fatto esattamente, e perché nessuno può sollevarlo, neanche lo stesso Thor quando cade in disgrazia con Odino? Ma soprattutto: sono tutti gonfiati a steroidi, immortali, e parlano inglese shakesperiano, su quel pianeta? Una volta attivato il meccanismo della curiosità (ehi, non sono stato io a iniziare), è difficile fermarsi.
Il rischio, quando si tirano in ballo superflue spiegazioni semi-scientifiche, è che quella che potrebbe essere una bella fiaba diventi una ridicolaggine alla Von Daniken. (Per inciso, è più o meno la stessa ragione per cui la Trilogia "fantascientifica" di C.S. Lewis è notevolmente meno riuscita delle sue Cronache di Narnia. E non c'è bisogno che dica "midi-chlorian", vero?).
In ogni caso, non vorrei sembrare troppo severo: i titoli di coda di Thor mi sono piaciuti molto.