Qualche giorno fa, sul sempre notevole
Modern Mechanix, c'era la
riproduzione di un articolo uscito nel 1948 su
Popular Science che parlava di Grote Reber. Reber è una figura cruciale ma poco conosciuta dell'astronomia moderna. Era un appassionato di apparecchi radio che, dopo aver saputo che Karl Jansky aveva per primo captato onde radio provenienti dalla Via Lattea, si era costruito una parabola in giardino e si era messo a studiare quelle emissioni elettromagnetiche, di cui all'epoca non era chiara la causa, e che gli astronomi professionisti (abituati a usare telescopi, non antenne) avevano fino ad allora snobbato. Di lì a poco sarebbe esplosa una nuova disciplina, la radioastronomia, e l'articolo di Popular Science coglie molto bene il clima di quella fase di transizione. Si stava superando l'epoca dell'astronomia ottica — fino a quel momento, l'unico canale di informazione sull'universo — per entrare nell'era dei grandi radiotelescopi. È un po' come leggere una cronaca scritta all'epoca in cui Galileo iniziava a usare il cannocchiale (ah, già, quella cronaca esiste: si chiama
Sidereus Nuncius). E Reber — armato di spirito di iniziativa e di una parabola fatta in casa — fu uno dei pionieri della nuova frontiera.