30 aprile 2009

Vite degli astronomi /5. James Bradley (1693-1762)

Non si conoscono aneddoti curiosi su James Bradley, e anche le notizie sulla sua vita sono limitate all'essenziale — si sa che apprese l'astronomia da uno zio reverendo, e che lui stesso divenne prete e poi professore a Oxford — per cui uno se lo immagina serio e anche piuttosto pignolo, intento a guardare dentro un oculare e a misurare meticolosamente la posizione delle stelle. Insomma, Bradley non è il tipo che uno elegge a proprio mito scientifico (avete mai sentito un bambino dire "Da grande voglio diventare come Bradley?"), e i più nemmeno lo conoscono, nonostante sia stato responsabile di una delle scoperte più importanti della storia dell'astronomia.

Per capirci: Bradley è stato quello che ha dimostrato una volta per tutte, in modo diretto, che la Terra si muove attorno al Sole. (Sì, è chiaro che c'erano già stati Keplero, Galileo e Newton, e quindi che la Terra non fosse in quiete al centro dell'universo ormai nel settecento se ne erano convinti tutti — be', quasi tutti, d'altra parte anche oggi a cercare bene qualcuno coi dubbi lo si trova ancora — ma insomma, la cosa andava provata scientificamente e, se uno ci pensa bene, non è che sia proprio banale; lo stesso Galileo, con la storia delle maree, ci aveva preso una cantonata.) Il modo che Bradley e altri prima di lui avevano escogitato per farlo è questo: se la Terra si sposta durante l'anno, le stelle più vicine devono apparire muoversi rispetto a quelle sullo sfondo, un fenomeno noto come parallasse. Solo che lo spostamento è minuscolo (anche le stelle più vicine sono comunque molto lontane) e ci vuole una precisione mostruosa per notarlo. Ai tempi di Bradley, era come cercare il bosone di Higgs.

Nel 1725, Bradley iniziò a tenere d'occhio la stella Gamma Draconis per capire se si spostava annualmente per parallasse. Dopo aver raccolto dati per quasi due anni, concluse che la stella si muoveva davvero, ma in modo del tutto inaspettato. Il periodo era in effetti annuale (quindi la cosa era probabilmente dovuta al moto terrestre) ma lo spostamento era fuori fase rispetto a quello atteso. Gli ci volle un bel po' di riflessione per capire quello che stava succedendo, ma alla fine ci riuscì (mettetevi comodi perché la spiegazione è pazzesca): siccome la luce viaggia a velocità finita, l'immagine della stella ci mette un po' per attraversare la lunghezza del telescopio e raggiungere l'oculare. Nel frattempo, però, la Terra si sposta; la posizione della stella, quindi, appare inclinarsi leggermente nella direzione del moto terrestre, esattamente come le gocce di pioggia appaiono provenire da un punto di fronte a noi quando ci muoviamo in macchina (anche se la pioggia cade quasi verticale). Inoltre, siccome la Terra cambia continuamente direzione nel corso dell'orbita, la posizione apparente della stella nel cielo disegna, in un anno, una piccola ellisse. Questo effetto, chiamato aberrazione della luce, è dovuto solo alla velocità della Terra, e non alla distanza della stella, per cui è in generale più importante rispetto alla parallasse. (La parallasse stellare fu osservata per la prima volta solo a metà ottocento, da Bessel.)

Così, come capita a volte, Bradley incappò per caso in una scoperta ancora più straordinaria della cosa che stava cercando. Se non ne avete mai sentito parlare, probabilmente è anche perché la cosa non è stata comunicata ai posteri abbellendola con una storiella all'altezza. Niente mele cadute dall'albero, nessun grave lanciato da una torre — solo una cosetta su Bradley che se ne va in barca e vede una bandierina cambiare direzione quando la barca vira, e allora ha l'illuminazione: ma è una storia che chiaramente non funziona. (Quando si dice l'importanza di un buon ufficio stampa.)
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