Tycho (o Ticone, come lo conosciamo dalle nostre parti) nasce con la camicia. Figlio di nobili danesi ben introdotti con il re Federico II, ha davanti a sé un sicuro avvenire da ricco uomo di corte, ma a tredici anni assiste a un'eclissi di sole e viene rapito dal demone dell'astronomia. A diciassette si rende conto che in giro non ci sono due mappe celesti uguali — chiaro segno che lo studio degli astri è in mano a dei cialtroni — e decide che sarà lui a rimettere le cose a posto. A venti, dopo una ricca bevuta, affronta a duello un cugino per questioni di matematica e ci rimette il naso. La plastica ancora non esiste e allora glielo rifanno d'oro (o d'argento, o di rame, non si è mai capito).
A ventisei, camminando per strada di ritorno da una cena, nota in cielo un astro che prima non c'era. È la supernova del 1572 (cioè, questo è il modo in cui la chiamiamo noi oggi). Tycho la studia per bene, usando i soldi di papà per farsi costruire uno strumento che ne misuri la posizione spaccando il capello. Dimostra in modo certo che il nuovo astro non si muove rispetto alle altre stelle e quindi non è né una cometa né un pianeta, come sarebbe piaciuto agli aristotelici che volevano mantenere incorrotta e immutabile la sfera delle stelle fisse. Ci scrive un libro e diventa il più famoso astronomo d'Europa. Federico II gli regala un'isola intera — completa di abitanti, tutti al suo servizio — e lui ci fonda Uraniborg, il centro astronomico più importante dell'epoca.
Poi, l'uomo dal naso d'oro passa il resto della vita a dare feste (celebri le esibizioni del nano di corte Jepp), a mettere insieme il più completo e accurato insieme di dati astronomici mai esistito, e a lavorare ad un modello del sistema solare che non è né quello di Tolomeo con la Terra al centro, né quello di Copernico con il Sole al centro, ma un ibrido: un capolavoro di funambolismo in cui il Sole gira intorno alla Terra, gli altri pianeti girano intorno al Sole, e tutti sono contenti. Purtroppo, il modello terzista di Tycho non va molto bene al botteghino. In più, Tycho cade in disgrazia con il nuovo sovrano di Danimarca e deve trasferire l'attività a Praga. È l'inizio della fine.
Una sera, Tycho è a una cena tra nobili. Ha bevuto un bel po' e dovrebbe andare in bagno, ma il protocollo è rigido e lui ci tiene a non fare brutta figura. Risultato: ci rimette la vescica. Muore qualche giorno dopo, ripetendo a Keplero, suo assistente: "Fa' in modo che io non abbia vissuto invano".
(Qualcuno ha sostenuto che la storia della vescica sarebbe in realtà un'invenzione di Keplero, che avrebbe avvelenato Tycho con il mercurio per rubargli i dati. Lasciamo a Roberto Giacobbo e a Dan Brown il compito di dirimere la questione in modo obiettivo.)