20 settembre 2008

E poi la realtà ti colpisce in faccia come un fascio di protoni

Quando nei giorni scorsi mi chiedevano della possibilità di catastrofi all'LHC, eccetera eccetera, mi è capitato di dire che mi sarei preoccupato molto di più di incidenti di funzionamento dell'apparato, innocui per l'uomo ma in grado di danneggiare il sistema. Ecco, ieri c'è stato appunto un malfunzionamento del genere, su cui non si sa ancora molto, ma che potrebbe ritardare le operazioni dell'esperimento.

LHC è una macchina incredibilmente complessa, che lavora di potenza e di precisione allo stesso tempo. Bisogna tenere 280 miliardi di protoni concentrati nello spazio di un capello, farli girare più di diecimila volte al secondo in un anello di 27 chilometri e farli scontrare nei punti prestabiliti. Per riuscirci, si usano campi magnetici molto potenti, generati da un migliaio di enormi magneti superconduttori, che devono essere mantenuti a temperature prossime allo zero assoluto. Ma i magneti possono surriscaldarsi, raggiungendo diverse centinaia di gradi in pochi secondi. (In casi estremi, se uno o più magneti non funzionano, il fascio di protoni può uscire dalla traiettoria e distruggere parte dell'apparato.) Il surriscaldamento dei magneti non è un'eventualità rara, ed esistono meccanismi di controllo per evitare che la cosa abbia conseguenze pesanti per l'esperimento.

L'incidente di ieri sembrerebbe uno di questi surriscaldamenti di routine, ma c'è stata anche una fuoriuscita di elio (che viene usato per raffreddare i magneti) che potrebbe complicare le cose. Nei prossimi giorni se ne saprà di più, ma questo dovrebbe servire a far capire che la realtà di un esperimento è molto più complicata di certi scenari da film di fantascienza di serie B.
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