29 luglio 2008

Beam me up, Scotty

In questi giorni di spostamenti frenetici, poter usare il teletrasporto farebbe molto comodo. Scomparire qua, riapparire là, più o meno istantaneamente: sarebbe tutto più facile ("né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni", direbbe Montale). Ora, lasciamo perdere il teletrasporto come "superpotere" (alla "Jumper", per capirci), che evidentemente non ha nemmeno i requisiti minimi di plausibilità. Ma come la mettiamo col teletrasporto alla Star Trek, in cui un corpo viene "scomposto", trasferito in un altro punto dello spazio, e quindi "ricostruito"?

Disponendo di risorse tecnologiche illimitate, la cosa sembrerebbe, in linea di principio, realizzabile. Potremmo analizzare l'oggetto da teletrasportare, atomo per atomo, memorizzandone completamente la configurazione. Potremmo quindi far viaggiare questa informazione in un altro punto dello spazio, dove una quantità di atomi identica a quella iniziale potrebbe essere assemblata per riprodurre fedelmente l'oggetto di partenza. In questo caso, il teletrasporto sarebbe simile all'invio di un'email: l'informazione contenuta nel messaggio che scriviamo sul nostro computer viene inviata sotto forma di bit e ricostruita da chi la riceve. Quello che viaggia è l'informazione, non la materia.

I problemi di questo tipo di approccio, anche volendo lasciare libero spazio alla fantasia, sono almeno due. Il primo riguarda la quantità di memoria necessaria per registrare lo stato completo di un oggetto qualsiasi, anche il più insignificante. Nel libro "La fisica di Star Trek", Lawrence Krauss fa una semplice stima: il corpo umano è fatto di circa 1028 atomi (1 seguito da 28 zeri); se per memorizzare l'informazione di un atomo (posizione, livelli energetici, legami con altri atomi, ecc.) fosse necessario anche un solo kilobyte di memoria, per registrare lo stato completo di un corpo umano servirebbero 1028 kilobytes. (Per confronto, il contenuto di informazione di tutti i libri mai scritti si aggira intorno a 1012 kilobytes.) L'altro problema non è tecnologico, ma concettuale: il principio di indeterminazione di Heisenberg, infatti, limita in modo insuperabile la capacità di conoscere con precisione arbitraria le proprietà microscopiche della materia (ad esempio velocità e posizione di una particella). Anche avendo a disposizione tutta la memoria che vogliamo, non possiamo e non potremo mai estrarre tutta l'informazione contenuta in un corpo umano. Sorry.

Ci sono poi enormi problemi di natura speculativa. Roger Penrose, ne "La mente nuova dell'imperatore" si chiede: cosa succederebbe alla coscienza del viaggiatore tra la "scomposizione" e il "riassemblaggio"? E cosa succederebbe se il corpo di partenza non fosse scomposto e trasferito ma soltanto duplicato? Quale sarebbe il vero "io"? Penrose ipotizza che la meccanica quantistica debba giocare un ruolo determinante nella comprensione della coscienza, e che operazioni di questo tipo debbano essere proibite dalle leggi della fisica.

Insomma, ho come la sensazione che dovremo continuare a fare i conti con le file al casello.
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