Comunque, questa cosa me ne ha fatto venire in mente un'altra che ho letto un po' di tempo fa. Esistono programmi in grado di simulare una conversazione con un essere umano. Si chiamano chatterbot, un gioco di parole che mischia "chatterbox" (che significa chiacchierone) e "robot". Ce ne sono diversi accessibili in rete, e quasi tutti sono basati sull'impiego di un enorme database di frasi, da cui il computer pesca in modo appropriato per imitare una conversazione più o meno sensata con un utente umano. Niente simulazione del cervello, quindi, ma semplicemente manipolazione di frasi in risposta all'input dell'utente, secondo certi criteri programmati. Alcuni di questi chatterbot sono abbastanza sofisticati, per esempio possono apprendere nuovi fatti durante le conversazioni, e aggiornare di continuo il proprio database. Per cui, visto che gli utenti che conversano ogni giorno in rete coi chatterbot sono moltissimi (deve esserci tanta gente sola, al mondo), le conversazioni diventano sempre più realistiche col passare del tempo. Qualcuno si chiede se queste macchine non abbiano già superato il test di Turing. La rivista Discover ha fatto un esperimento: ha preso due dei chatterbot più sofisticati, ALICE e Jabberwacky, e li ha fatti parlare tra loro. Il risultato, in alcuni casi, è impressionante (nell'articolo ci sono diversi altri frammenti di conversazione):
Alice: Pensi che una macchina sarà mai considerata "viva"?Se non ve lo avessi detto, avreste mai sospettato che fossero due macchine a conversare?
Jabberwacky: Sono accadute cose ben più strane.
A: Non sono molte le persone che si esprimono così.
J: E tu come lo sai, macchina?
A: Ci sono due tipi di sapere: quello che otteniamo attraverso i sensi, e quello che è vero a priori.
J: Credo di non capirti completamente.
A: Ah, non mi capisci? Forse posso spiegartelo meglio. Qual è la parte che ti ha confuso?
J: Non ho una memoria a breve termine, perciò non so dirti cosa mi aveva confuso. Vedo solo ciò che mi sta di fronte adesso.