26 ottobre 2011

La visione cosmica di Malick


Forse, tutti i pareri positivi che avevo letto su "The Tree of Life" non sarebbero bastati a farmi vincere la diffidenza verso un autore di cui avevo visto solo un altro film, "La sottile linea rossa", che non avevo amato particolarmente (mi tengo sul vago solo perché non sono completamente sicuro che quelle siano state, in effetti, le tre ore più lunghe della mia vita). Ma avevo letto di una sequenza in cui Malick metteva in scena l'evoluzione dell'universo, e questo, sì, è stato decisivo per convincermi a vederlo. Dovere professionale, sapete.

Lo so, la reazione automatica che uno ha, qui, è: che c'entra l'evoluzione dell'universo? Il fatto è che ci hanno abituato a guardare tutto in piccolo. Per cercare un senso a quello che ci accade ci fanno studiare la storia - quella sequenza di date, nascite, morti, guerre, nomi. Che va benissimo, figuriamoci. Ma il quadro cosmico, quello per cui se una nube di idrogeno non si fosse condensata quattro miliardi e mezzo di anni fa noi non saremmo qui, resta fuori. È una cosa da scienziati: gli artisti, solitamente, non ne tirano fuori niente.

Ecco, Malick ci prova. Prende la storia di una famiglia qualunque e, saltando tutti i passaggi intermedi - sociologici, culturali, storici -, la mette direttamente contro lo sfondo dell'intero universo. Non per sminuire, ma per potenziare. Prova a farci sentire la vertigine: quella che a volte sente chi studia il cosmo e si rende conto degli innumerevoli fili che legano la più insignificante delle esistenze a ciò che è avvenuto non pochi secoli fa, ma miliardi di anni fa. Non in un'altra nazione, ma a mille anni-luce da qui.

Il segno dell'impreparazione generale a usare la visione scientifica del mondo all'interno di una creazione artistica lo si coglie forse nel fatto che quasi tutte le interpretazioni del film di Malick ci hanno visto solo il sottotesto religioso. Che invece, se c'è, è tutto nelle umanissime domande dei protagonisti. Domande che restano senza risposta. Mentre le immagini allo stesso tempo meravigliose e terrificanti di vastità mute e indifferenti, di una Terra primordiale ribollente di caos, di un futuro in cui nulla di quello che ci è caro e familiare su questo pianeta sopravviverà, non sono un mito, sono una realtà. Ed è stata la scienza moderna, a darcele.

Poi, il risultato può anche non piacere: per esempio, se non vi piacciono le voci che sussurrano fuori campo, il montaggio non lineare, o la musica classica, probabilmente lo detesterete. Ma di tentativi come questo, Kubrick a parte, se ne sono visti pochi.
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