26 giugno 2007

Nei cieli di Roma

Questo post è rimasto a languire tra le bozze per più di due mesi, cioè da quando ho visto la foto a sinistra in un articolo sul New York Times. Il fatto è che la cosa non c'entra molto con questo blog, ma la foto mi piace troppo. D'altra parte qui si parla di scienza fatta osservando il cielo, e questo è pur sempre un fenomeno celeste, sebbene di tipo un po' particolare. E poi, è tipico della mia città. E insomma, ho poco tempo, è estate, fa caldo, e alla fine decido io.

Lo sciame che si addensa minaccioso sopra il palazzo dello sport non è il mostro di Lost, ma uno degli stormi di storni (fin da piccolo mi è sempre sembrato un gioco di parole) che volano a migliaia in formazioni continuamente mutevoli, offuscando il cielo di Roma come nubi oscure e imprevedibili: uno spettacolo affascinante e ipnotico (e vagamente inquietante, anche senza aver visto "The Birds" di Hitchcock) che suscita stupore e curiosità in chi lo osserva per la prima volta, e parecchio fastidio negli abitanti costretti a convivere quotidianamente con i suoi effetti collaterali.

Poi, visto che qui alla fine la scienza in qualche modo dobbiamo farcela entrare, c'è anche chi si chiede come funziona il movimento rapido e coordinato di uno sciame così grande. Come fanno le informazioni a viaggiare efficientemente da un punto all'altro dello stormo? Come riesce a mantenersi una coerenza tra i membri del gruppo senza un centro di comando o di smistamento dei segnali, ma solo attraverso interazioni tra i vicini? Potrebbe funzionare in modo simile ai mercati finanziari, il cui comportamento complessivo emerge in seguito alle decisioni di molte singole individualità indipendenti. Deve essere roba interessante, visto che Giorgio Parisi (uno dei massimi fisici teorici mondiali) coordina un progetto europeo interdisciplinare dal nome vagamente fantascientifico, Starflag, che tenta di rispondere a queste domande.

Ma a me piace la foto.
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