20 aprile 2007

I pericoli dell'energia oscura

No, tranquilli, non c'è nessun rischio per la salute. Il titolo del post è vagamente pulp ma l'argomento è serio. Chi consulta ogni giorno arXiv (cioè praticamente tutta la comunità scientifica attiva) avrà certamente fatto un salto sulla sedia notando l'articolo di Simon White nella sezione astro-ph: Fundamentalist physics: why Dark Energy is bad for Astronomy. Simon è, fra le altre cose, il direttore del Max Planck Institut für Astrophysik, il che rende le sue opinioni piuttosto influenti. Comprensibilimente, quindi, il suo articolo è adesso al centro di discussioni tra gli astrofisici e i cosmologi (per esempio qui e qui).

Non proverò a sintetizzare tutto l'articolo, che andrebbe letto integralmente, ma il punto di Simon sembra essenzialmente quello di provare a salvaguardare un certo modo di fare scienza che tradizionalmente caratterizza la ricerca astrofisica: lo studio di problemi estremamente vari e con una forte interdisciplinarietà, che possono essere affrontati anche da piccoli gruppi di ricercatori con mezzi relativamente poco dispendiosi. Un unico telescopio, ad esempio, può essere usato per una grande varietà di osservazioni che coprono molti progetti e interessi diversi (l'esempio emblematico e di maggior successo degli ultimi anni è il telescopio spaziale Hubble). Simon confronta e pone in contrasto questo modo di operare con quello della fisica delle alte energie, che cerca di arrivare a una comprensione profonda delle questioni più fondamentali della fisica concentrandosi su problemi estremamente limitati (per esempio la ricerca del bosone di Higgs) attraverso esperimenti mastodontici, che richiedono gruppi enormi gestiti in modo aziendale, lunghi periodi di preparazione, e altrettanto lunghi periodi di trattamento dei dati. Ironicamente, Simon chiama questo secondo tipo di fare scienza "fondamentalista". Secondo lui, questo modo di operare sta contagiando anche la cosmologia, da quando ci si è resi conto che essa poteva servire per comprendere fenomeni ormai impossibili da riprodurre in laboratorio, data l'impossibilità di raggiungere le enormi energie richieste. L'esempio più preoccupante di questo mutamento di atteggiamento sarebbe l'attuale enfasi data allo studio dell'energia oscura attraverso osservazioni astrofisiche.

Personalmente, partecipo proprio a quel tipo di attività di ricerca "ibrida" tra l'astrofisica e la fisica fondamentale che costituisce il bersaglio dell'articolo di White. Nonostante questo, devo dire che il suo articolo è interessantissimo, e che è difficile negare la correttezza dell'analisi (particolarmente rivelatore è il grafico dell'andamento degli articoli astrofisici e delle citazioni a partire dal 1975, che mostra per esempio l'espandersi del numero di collaboratori dei singoli progetti). Ma il punto debole, secondo me, è proprio questo: l'analisi di fondo è corretta, ma fotografa uno stato di fatto. Le cose stanno andando in questo modo ormai da decenni, e voler mettere indietro le lancette sarebbe una battaglia di retroguardia. In realtà, grazie all'enorme interesse intorno al problema dell'energia oscura (e, non dimentichiamolo, anche a quello della materia oscura), l'astrofisica e la cosmologia hanno una grandissima occasione per uscire dal proprio recinto e parlare a una comunità più vasta di fisici. La cosa non deve andare necessariamente a discapito di altri progetti astrofisici più tradizionali, e anzi in realtà questo stato di cose andrebbe usato per attirare interesse (e fondi, perché è anche di questo che si parla, neanche tanto tra le righe) verso l'astrofisica nel suo insieme. Anzi, proprio il fatto che l'astrofisica è interdisciplinare per natura dovrebbe essere un argomento a favore di un suo rafforzamento complessivo. Il passato ci ha insegnato che scoperte inaspettate possono venire fuori mentre si cerca tutt'altro: studiando la rotazione delle galassie si scopre la materia oscura, misurando la distanza delle supernovae si scopre l'energia oscura, calibrando un piccolo radiotelescopio ci si imbatte nella radiazione cosmica di fondo residuo del big bang, e così via. Finché si fa ricerca di qualità, dovrebbe esserci spazio per tutti.
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