16 marzo 2007

Scienza e bellezza

La mia collega Janna Levin ha da poco scritto un romanzo che ha per protagonisti i matematici Kurt Godel e Alan Turing. Si chiama “A Madman Dreams of Turing Machines”. Janna aveva già scritto un libro sulla cosmologia che è stato tradotto in italiano con il titolo “Come all’universo sono venute le macchie”. Sull’ultimo numero di Seed discute con lo scrittore Jonathan Lethem della realtà nella scienza e nell’arte. Tutto il dialogo è interessante, ma c’è un passo su cui sono particolarmente d’accordo:

"Una cosa che trovo particolarmente affascinante della scienza è che si tratta dell’ultimo àmbito in cui le persone parlano seriamente della bellezza. Un artista oggi non direbbe mai, a proposito di un’opera visiva, che è bella; almeno, non nell’arte davvero contemporanea e innovativa. È considerato provinciale puntare a un ideale di bellezza estetica: non si tratta di produrre belle immagini, si tratta di qualcos’altro. Nella scienza invece resiste davvero la meta dell’eleganza e della bellezza, perché, per ragioni che nessuno capisce completamente, è un criterio per distinguere il giusto dallo sbagliato. Se qualcosa è bello ed elegante, probabilmente è giusto."
(L'immagine di sopra è presa da una esposizione organizzata dell'Università di Princeton che si chiama Art of Science).
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